L'Osservatorio di Arcetri nella Letteratura Italiana
Raccogliamo qui alcune citazioni dell'Osservatorio trovate in opere di letteratura. Segnalateci altri brani!
Ma quello che non posso soffrire nel sole è la incorreggibile trascuratezza, con cui da un pezzo in qua s'è avvezzato a compiere i suoi doveri d’uffizio !... Il pubblico si sfoga in lamenti, il professore Tempel mette sottosopra tutti gli strumenti di precisione dell'Osservatorio astronomico; ma nessuno, da qualche anno a questa parte,capisce più nulla nell'andamento delle stagioni.
Yorick figlio di Yorick (pseudonimo di Pietro Coccoluto Ferrigni), Su e giù per Firenze. Monografia Fiorentina,
Firenze, G. Barbera, 1895, pg. 58 (1a edizione 1877)
Evidentemente non ci sono mai state, "le stagioni di un tempo"! Tempel fu astronomo ad Arcetri dal 1875 fino alla sua morte, nel 1889.
Poi mi racconta che una sera di plenilunio, quando era alunna al Poggio Imperiale, fu condotta con alcune sue compagne a visitare l’osservatorio di Arcetri.
Nel suo ricordo ella vede grandi terrazze bianche di luna, grandi terrazze sovrapposte che si avvicinano agli astri come nella dimora d’un astrologo inventata in un poema di cavalleria.
E là ella udì la più bella voce del mondo.
Era quella del modesto assistente, che presso il telescopio parlava delle montagne e delle valli lunari, parlava degli anelli di Saturno e del rossore di Marte.
Tutte le fanciulle pendevano dal suo labbro, rapite dall’incanto del plenilunio.
La voce pura era come un tono dell’armonia celeste.
E la corona virginea palpitava come una costellazione umanata, intorno al dottore di stelle.
Gabriele D'Annunzio, Notturno, Fratelli Treves Editori, 1921, p. 200 (1a edizione 1916)
L'alunna era Eva Renata Anguissola, figlia naturale di Gabriele D'Annunzio, entrata al collegio del Poggio Imperiale -in prossimità dell'Osservatorio- nel 1903 e uscita nel 1913. Il "modesto assistente ... dottore di stelle" era probabilmente Bortolo Viaro, in quegli anni astronomo aggiunto.
Al casello, detto da taluni di Casal Bruciato, [il treno] lo si attendeva ogni giorno, una volta al giorno, con l’algebrica certezza e la trepidazione d’animo con cui alla specola di Arcetri o all’osservatorio di Monte Palomar, ogni settantacinque anni, il ricorrere della cometa di Halley.
Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto di via Merulana, Garzanti, 1957, pg. 270
Ambedue placati, discussero di una relazione che occorreva inviare presto a un osservatorio estero, quello di Arcetri. Sostenuti, guidati, sembrava, dai numeri invisibili in quelle ore ma presenti gli astri rigavano l'etere con le loro traiettorie esatte. Fedeli agli appuntamenti le comete si erano avvezze a presentarsi puntuali sino al minuto secondo dinanzi a chi le osservasse.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, Milano, Feltrinelli Editore, novembre 1958
Qui l'autore incorre, non si sa se volutamente, in un anacronismo: il colloquio fra il Principe di Salina e Padre Pirrone è ambientato nel maggio 1860, quando ancora l'Osservatorio non esisteva.