Come lettura per le ferie mi ero portato dietro "Il mistero di Orione", di Robert Bauval e Adrian Gilbert, approfittando del fatto che fosse uscito in edizione economica. Per chi gli possa interessare, provo a dare il commento di un astronomo, decisamente ignorante di archeologia egizia. Il libro parla dei presunti riferimenti astronomici che si possono trovare nelle piramidi, e potrebbe essere anche dignitosamente serio se si fosse limitato a parlare delle cose che l'autore ha notato, senza partire per la tangente con quelle che ha dedotto. IN QUESTO LIBRO Bauval tra l'altro non avanza strampalate teorie su civilta' scomparse o cose simili. L'aspetto letterario lascia abbastanza a desiderare. Si fa molta fatica a seguire i suoi ragionamenti, persino ad indovinare quali siano le supposizioni che lui fa. Un buon terzo del libro descrive particolari "di colore": con che auto si muoveva, quanto caldo faceva, e cose simili. Alcuni brani sono ripetuti innumerevoli volte (es. la citazione del brano dei testi delle piramidi che descrive la fecondazione di Iside da parte di Osiride, un po' di sesso non fa mai male...) La sua ricerca parte dalla lettura di un classico della fantaarcheologia, il libro di Temple sulle incredibili conoscenze dei Dogon (una etnia centrafricana) riguardo a Sirio B. Peccato che il libro sia frutto di speculazioni gratuite dell'autore, basate su un saggio di due antropologi smentito di recente da ricerche piu' accurate. Per fortuna sembra che Bauval abbia ricavato da quel libro solo l'informazione (corretta) che Sirio fosse molto importante per gli antichi Egizi. Tuttavia resta l'impressione di una scarsissima criticita' del nostro verso le sue fonti. I punti sostenuti da Bauval sono: - all'epoca della IV dinastia, quella delle grandi piramidi, il culto stellare era importante, e non sostituito da un culto solare. - Le divinita' del pantheon egizio erano identificate con stelle e/o costellazioni. Il faraone, come dicendente/reincarnazione di Osiride dopo la morte e il rito dell'imbalsamazione, diventava una stella di Orione/Osiride. Questi primi punti sono sostenuti da una rilettura dell'importante "testo delle piramidi". Non ho nessuna competenza per valutarne ne' l'attendibilita', ne' quanto queste tesi godano di seguito nell'egittologia canonica. Bauval continua notando la somiglianza tra le tre piramidi di Giza e le tre stelle della cintura di Orione. Nota anche che nella grande piramide esistono diversi cunicoli che portano dalle camere "del re" e "della regina" verso l'esterno, con inclinazione costante entro circa 1 grado. I cunicoli sono posti tutti nel piano nord-sud, e traguardano al loro transito alcune stelle importanti attorno al 2470 AC: Sirio, la cintura di Orione, il polo nord celeste e il centro del piccolo carro. Propone che entrambe le cose fossero intenzionali: la funzione delle piramidi era quella di consentire, attraverso riti legati a Sirio, Orione e le costellazioni citate, l'ascesa al cielo dell'anima del faraone morto. Le singole piramidi inoltre facevano parte di un progetto grandioso, una sorta di "carta stellare" a fianco del Nilo. Bauval collega le altre piramidi a questo progetto, in particolare le due piramidi di Dashour rappresentano le Iadi. Il fiume Nilo rappresenterebbe in modo naturale la Via Lattea. La prima ipotesi mi sembra ragionevlmente sensata. Anche se i cunicoli non potevano essere usati per traguardare le stelle, un collegamento simbolico e' comunque suggestivo. Fare quattro condotti obliqui a pendenze differenti, due di questi "ciechi", richede un discreto impegno, ed e' probabile ipotizzare un motivo piu' che valido. Tra l'altro la corrispondenza vale solo per qualche decennio, poi la precessione altera le altezze delle stelle, e il metodo puo' fornire una datazione della piramide molto accurata (e in principio falsificabile). La disposizione delle piramidi puo' essere spiegata altrimenti, come il fatto che l'ultima (Micherino) e' decisamente piu' piccola. Ma la spiegazione proposta ha un senso. Non posso pero' non notare come la geometria della disposizione delle 3 piramidi non sia casuale: l'angolo sudest e' allineato, e la distanza tra la diagonale NW/SE di una piramide e l'angolo SW dela successiva e' costante. In altre parole, a cercare regolarita' se ne trova sempre. La disposizione della piramidi nel loro complesso richiede pero' notevoli forzature per poter raffigurare la regione di cielo attorno ad Orione. Confrontando vere mappe stellari (e non le povere riproduzioni del libro) con la mappa delle piramidi (es. la fig. 3) si fa molta fatica ad associare stelle e piramidi. Se si ignora la Via Lattea/Nilo, si porrebbe Sirio ad Eliopoli, Abu Ruwash a Rigel, ma poi ci si ferma. Se invece si prende il Nilo come riferimento, si ottiene una mappa con piu' riferimenti a stelle importanti, ma tutti fortemente distorti. Possibile che una civilta' in grado di orientare gli spigoli delle piramidi con grande accuratezza sui punti cardinali non fosse in grado di fare di meglio? Anche le 3 piramidi di Giza sono "fuori asse" di una trentina di gradi. Inoltre un punto risulta molto strano. La mappa stellare e' rovesciata rispetto al cielo. Nella "mappa" le Iadi sono a sud, e Sirio a nord, il contrario che in cielo. Come se uno a meta' strada tra terra e cielo avesse preso un'immagine del cielo e l'avesse "rovesciato" sulla terra. Uno che dalla cima delle piramidi volesse guardare la "Sirio" terrestre, dovrebbe necessariamente volgere le spalle a quella celeste. Ma a questo punto (non siamo neppure a meta' delle pagine) il libro parte per la tangente. La corrispondenza tra eventi celesti e eventi storici egiziani viene assunta come assoluta. Quindi i regni dell'Alto e Basso Egitto erano divisi dall'equatore, nel nostro "planetario a piramidi", e ill fatto che nel 2500-2000 AC le Iadi passano da sud a nord l'equatore celeste e' la causa della riunificazione dei due regni. Se questo contrasta con le teorie degli egittologi, che la datano attorno al 3100 AC, tanto peggio per loro. Gli egiziani, continua Bauval, osservavano attentamente le stelle, quindi dovevano conoscere la precessione [possibile, ma non necessario. Se pero' avevano misurato l'altezza ad es. di Sirio, E NE AVEVANO tramandato il valore, dovevano averla notata]. Dovevano sicuramente aver quindi compreso come funzionava, e che c'era un ciclo di 26.000 anni nel fenomeno [perche?]. Dovevano anche aver notato/calcolato che il moto da sud a nord di Orione dovuto alla precessione aveva avuto origine nel 10.050 AC [idem, perche? Non potevano pensare che continuasse sempre dritto, invece di oscillare?]. In quella data (dal libro non si capisce, ma in altri testi di Bauval l'ipotesi e' piu' chiara), al sorgere di Sirio il fiume di stelle della Via Lattea visto da Giza continuava idealmente il Nilo nel cielo. Le tre stelle di Orione sovrastavano le tre piramidi (o dove avrebbero dovuto esserci). Uno spettacolo sicuramente suggestivo. Ma il nostro ne deduce che QUINDI quella doveva essere una data molto importante per la storia egiziana. Il ragionamento mi sembra quello che si conclude con "Socrate e' un cane": la coincidenza astronomica e' notevole; gli Egizi erano sensibili a questo tipo di eventi; gli antichi egizi quindi hanno sfruttato l'evento, erano gia' li' presenti e avevano la cultura e i mezzi tecnici per sfruttarlo. nota: in molti articoli divulgativi sul libro, si dice che nel 10.050 AC Orione/Giza era orientata correttamente rispetto al Nilo/Via Lattea. Questo e' impossibile, la precessione non muove Orione rispetto alla Via Lattea. Non ho trovato il concetto nel libro di Bauval, ma lui stesso afferma, in libri successivi, di averlo "dimostrato" in "Il mistero di Orione". Un'ultima nota astronomica. Bauval utilizza per i suoi conti di precessione una formula che e' ragionevolmente valida circa fino al 5000 AC. Attorno al 10.000 AC comincia a sbagliare di alcuni gradi, e non ho rifatto i suoi conti con la formula giusta. In conclusione, sciropparmi 336 pagine per trovarmi le congetture espresse in queste mie poche note non lo definirei proprio, come scritto in copertina: "La spiegazione di un mistero che lascia perplessi gli uomini da millenni".