Sentimental Journey (N° 60) Per gli amici del Ford Transit FIK65961 Questa breve storia è dedicata a voi che sul mio furgone siete stati passeggeri, a voi che ci avete dormito, a voi che l'avete guidato, a voi che l'avete seguito oppure visto nello specchietto retrovisore e anche a coloro che l'aspettavano speranzosi, per chi e per ciò che avrebbe trasportato. Il furgone (regalo di papà) nasce nel 1990. Alla struttura di base vengono aggiunti sedili tedeschi (rifoderati un paio d'anni fa da Alessandro/Morfina) che si sdraiano per fare un letto, tende, un tendone esterno per proteggere dalla pioggia e dal sole (portato via definitivamente dai rami di un albero a Knin in una notte buia e tempestosa mentre entravo sulla strada che portava alla vecchia casa di N., vero Matteo?), un impianto di GPL. I primi tre anni di vita li ha trascorsi trasportando i figli e i loro amici, andando in campeggio e nel mondo della canoa, caricando fino a ben 7 canoe (vero, Ettore?). La svolta è avvenuta nel settembre 1993 con il primo approdo a Spalato e l'utilizzo in 5 campi profughi lungo la costa dalmata insieme a Antonio e Salvador. Un giorno bisognerebbe contare il numero di viaggi che ha fatto... Ha fatto diversi viaggi più di me e credo che superino i 50. E' significativo che l'ultimo viaggio Firenze-Ancona-Spalato del mio ben conosciuto kombi è stato effettuato da due donne, "mature" e internazionali: io (americana-italiana) e Nicole Adam (francese-italiana) con l'aggiunto di Fadila (croata musulmana) dall'arrivo a Spalato in poi. Tutte sopra un furgone fatto in Germania destinato a finire la sua vita in Bosnia Erzegovina (ormai era diventato troppo costoso farlgli passare un'altra revisione ed in Italia era destinato alla rottamazione, nonostante il fatto che andasse ancora benissimo). Partenza ore 14, percorso "economico" Arezzo-Città di Castello-Fano-Ancona. Ad Ancona nel nuovo lucido labirinto di "box" alla biglietteria, i soliti saluti dagli impiegati della Jadrolinija, vecchie conoscenze, e da Franco e company alla SEM/Agenzia Mauro. Significativo anche che l'ultimo viaggio fosse a bordo dell'amata "Krajlica Mira"! Essendo un martedì (24 ottobre 2000), c'erano poche persone, poche macchine e camion. Il personale del traghetto era tutto nuovo e mentre giravo il furgone per entrare a marcia indietro, si è avvicinato un giovane adetto per chiedermi se volevo che guidasse lui il furgone per l'entrata nella nave. Vi lascio immaginare il mio sguardo di rifiuto gelido mentre facevo (con particolare attenzione) manovre abili e perfette. Timidamente il tipo si è allontanato (spero con la nuova convinzione che anche le donne possono guidare i furgoni!). Nicole non era mai stata sulla Krajlica Mira e allora le ho fatto un tour ricco di aneddoti. Stavamo sul ponte chiuso quando faceva troppo freddo , nel salone lungo le parete dormivamo nonostante la luce e la musica, quì ha vomitato Raffaella, su questi tavoli nel bar Vilmo ha impostato il famoso gioco dei talenti per i cuori solitari, quassù sul ponte chiuso invece il posto migliore per dormire era quì dietro i sedili, anche se in discesa. Su queste tavole mangiavamo i nostri panini per cena, con Don Andrea che girava e assaggiava tutto di tutti. Spesso noi guidatori entravamo per ultimi nella nave (per poter uscire per primi la mattina dopo) e mi ricordo una volta Nicola e un'altra volta Leandro che, con tanta premura, mi avevano preparato un panino prima che "le cavalette" divorassero tutto. Dopo mangiato, nei viaggi "numerosi e rumorosi", c'erano le partite di carte, le canzoni (che piano piano degeneravano, per la gioia dei grandi e piccini), il Trivial Pursuit e le carte, le simpatie che sbocciavano durante la notte. Anche qua, su questi tavoli blu sul ponte all'aperto mangiavamo quando era più caldo. Qui Paolone, Massimo A. e Matteo B. raccontavano le barzellette e noi ridevamo finché ci veniva il mal di pancia. Quì mi sono ubriacata per non piangere dopo l'ultima distribuzione a Podaca che chiudeva due anni e mezzo di pacchi famiglia. E potrei continuare per altre 10 pagine (che vi risparmio!). Passare la dogana a Spalato la mattina dopo, senza un carico, è stato veloce, senza bisogno di "conoscere" le persone in servizio. Siamo arrivate prestissimo a casa di Fadila e sua mamma ci aveva preparato una delle sue torte squisite, da mangiare con il caffé bosniaco. Fadila aveva un colloquio di lavoro alle 10 a Solin (sì, è ancora disoccupata, anche se ha un lavoro part-time in un asilo per qualche mese). Dopo ci ha fatto un tour veloce di Solin (ma voi sapevate che Solin ha un centro antico con parco, laghetto, cascatella, bar e negozietti? Che sorpresa!). Poi siamo partite per Knin sulla strada vecchia, ben nota al furgone. Siamo arrivate presto e allora abbiamo potuto portare dei pacchi, foto e lettere alla famiglia ancora sostenuta da Bruna. Ljiljana ci aspettava al fast food J. dove abbiamo preso un cevapcici per pranzo (altri ricordi di allegria e fame). Dopo siamo andate a casa di Ljiljana per un caffé e per consegnarle i soldi e le lettere delle adozioni a distanza di famiglie in situazioni disperate e lenzuola per i nuovi arrivati (infatti, stanno tornando molti Serbi, originari della zona, ma dopo 5 anni in cui sono stati profughi in .... Kosovo! Hanno meno di niente). Sembra che non tutti avranno la legna per superare l'inverno (e qui mi vengono in mente i nostri forti boscaioli: Alessandro A., Gianni, Giacomo, Andrea, Piero, Sergio, i Dugini, Alessio, ecc.). Fortunatamente, sembra che l'UNHCR e la Croce Rossa rinnoveranno il contratto di Ljiljana anche per 2001 e siamo molto felici di avere questo punto di riferimento così bravo. Ljiljana ci ha portato a salutare le due donne anziane e malate adottate da Nicole le quali erano molto contente di vederci ed hanno insistito per regalarci dei lavori fatti da loro (ricami e tele) - oggetti ormai di valore inestimabile, visto che non sono più in grado di riprodurli! Prima di riaccompagnare Ljiljana a casa, siamo passate dall'ospedale per lasciare dei medicinali e dopo dall'UNHCR per avere un quadro aggiornato e preciso sulla situazione attuale. In seguito al colloquio, ci hanno consegnato un "information kit" che ci sarà molto utile per definire come proseguire nella zona di Knin. Siamo passate velocemente dal fantomatico Centro Giovanile di Suncokret e, sebbene chiuso, siamo rimaste sorprese nel vedere che stanno completando i lavori di ristrutturazione, fermi ormai da anni. Cercheremo di riprendere contatti con Zagabria. Girando per Knin, ho indicato a Nicole tutti e tre i "miei" meccanici del furgone dei tempi passati. Siamo state fortunate a trovare la direttrice dell'ospizio per gli anziani e, dopo averle consegnato i pannoloni che avevamo portato, ci ha fornito una lista di materiale che gli servirebbe (traverse di gomma per i letti, biancheria di cotone - misure grandi, lenzuola, asciugamani, scampoli di tessuto per terapia, lana, dolci). K. si è trasferito a Rijeka, il giovane disabile è ancora là, non avevamo né sigarette né giornali italiani per D.. Quanto ci è dispiaciuto! Mancava Elisabetta che pensa sempre a loro! Non potevamo lasciare Knin senza salutare gli Abramovic, che non sapevano della nostra presenza. Per caso, abbiamo incontrato S. che stava camminando verso il centro. E' rimasta stupefatta alla visione del furgone, che ha fatto una brusca fermata per salutarla. Entrando nel ben conosciuto giardino di "Hotel A.", abbiamo visto S. e M. in giardino che stavano dando da mangiare a Dragica (il maiale, chiamato così in memoria della capocampo a Mimice!). M. ci ha raccontato che, quando ci ha visto entrare, ha pensato "sembra il furgone di Nancy". Un caffé era d'obbligo, un aggiornamento su tutti quelli che conoscono anche. Andando via siamo riusciti a salutare anche N., di fronte, felice di vederci come sempre. Ahimé, è impossibile partire in orario, ma dovevamo raggiungere Podaca sulla costa sud per dormire. Siamo partite che era già buio e avevamo 3 ore e mezzo di strada interna davanti a noi. Erano le 21 passate quando siamo finalmente arrivate da J.. Eravamo molto stanche e dopo aver divorato la zuppa e peperoni ripieni che ci aveva preparato, siamo andate a letto. Giovedì 26 ottobre. La mattina è stata dedicata alle chiacchiere con J. e la mamma. E' arrivata anche T. con suo marito e abbiamo guardato insieme un'ora del video del suo recente matrimonio (video della durata totale di 8 ore!). T. aspetta un maschietto per febbraio (e le serve tutto!). Ci è dispiaciuto dover partire subito dopo pranzo, ma il furgone doveva completare la sua vita con noi prima che scadesse l'assicurazione. Abbiamo lasciato Fadila da J., cosìcché potesse fare un paio di giorni di vacanza e Nicole ed io siamo partite per Grude, Bosnia. Siamo arrivate verso le 17 e il campo profughi mi è parso ancora peggio di come me lo ricordavo. Creato nel 1994, non è più stato toccato. Più della metà dei servizi igienici (già allucinanti) non funzionano, i prefabbricati cominciano a cedere agli estremi del gran caldo d'estate e il gran freddo d'inverno (con i tetti di aluminio corrugato), la strada non asfaltata e il fango davanti alle capanne rende la vita ancora più difficile. Il furgone era destinato alla famiglia T., che qualcuno di voi ricorderà nel campo profughi di Krilo, alcuni la ricorderà a Montemurlo (Simone, in particolare!), dove è stata per un anno e mezzo, qualcuno (Andrea, Luca) era già stato con me a Grude o a Bugojno a Pasqua di quest'anno (Matteo G. e Nicole). V. era seduta fuori casa con delle amiche che lavoravano a maglia e ci stava aspettando. Come sono cresciuti i bambini, S. e I.! Poco dopo è arrivato anche I.. Ci hanno sistemato in una "casa" vuota, alle volte usata da volontari italiani come noi che vengono ogni tanto a fare animazione con i bambini. C'era già un gran freddo e il tempo era molto variabile. Infatti, la notte dopo la temperatura è scesa sotto zero. Dopo una cena festosa, abbiamo guardato le carte del furgone che Ivica avrebbe portato alla polizia il giorno dopo per vedere se mancava niente, prima di portare via le targhe ed il libretto di circolazione. La mattina dopo siamo andate con V. a portare dei giochi all'asilo davanti al campo e a fare la spesa in "città" (il campo profughi è isolato e lontano dal paese). Il paese di Grude è molto vivace ed in piena espansione e loro pensano di restare in quella zona perché è abbastanza facile trovare lavoro, anche se pagato male. Ivica ha un buon lavoro e sono contenti. Vorrebbero soltanto venire via dal campo appena possono. Il pomeriggio siamo andate a fare una lunga passeggiata nei campi con V. e I.. Nonostante le pessime condizioni del campo profughi, bisogna dire che i tanti bambini del campo profughi sono liberi di vagare per i campi a giocare e che sono molto legati fra loro. La scuola è vicina e, a differenza degli adulti, sembrano molto sani e felici. Ormai all'interno del campo, come abbiamo visto anche nei campi profughi lungo la costa dalmata, c'è un numero impressionante di anziani e disabili fisici e mentali; cioè coloro che non hanno dove andare, non hanno l'energia per "ripartire" e hanno un futuro molto incerto. Ci ha fatto molto piacere vedere come invece le persone "normali" diano una mano a queste persone. Il telefono di V. e I. serve a molte persone che ricevono telefonate da familiari anche in America. Quella sera sono andata con I. a fare un giro nel furgone (guidava lui!) e quando siamo tornati, c'era V. fuori che ci ha salutato con "presto, si è sentita male .... (una signora anziana)! Bisogna portarla al pronto soccorso!". Lui è sceso, ha caricato l'anziana e un suo parente nella loro vecchia macchina e sono partiti di corsa. Tutto bene, è bastata una puntura per abbassarle la pressione, ma dev'essere una scena non insolita nel campo. I documenti che avevo portato (le fotocopie autenticate del libretto e foglio complementare) bastavano e allora sabato, dopo che V. aveva completato il suo turno a distribuire il pane al campo e I. è tornato dal lavoro, abbiamo levato le targhe dal furgone e ci hanno portato a Imotski in Croazia con la loro macchina per prendere il pulman per Spalato. Ci siamo fermati per vedere il famoso lago blu di Imotski e ci siamo fatti una grande risata generale quando, lungo il sentiero nel bosco che conduce alle terrazze panoramiche sul lago, abbiamo visto che non solo il lago si è completamente prosciugato, ma che è stato costruito un campo di calcio sul suo letto. Il pulman partiva alle 17, odio gli adii con chi mi è simpatico se non so quando lo rivedrò; ci siamo lasciati con tanto affetto e voglia di rivederci presto. In parte abbiamo rifatto la stessa strada di mercoledì sera e questa volta, non dovendo guidare, ho potuto godermela in pieno. Siamo arrivate al mare a nord di Makarska, abbiamo passato Mimice (l'unico campo profughi sulla costa chiuso dopo la guerra, gli altri ospitano ancora profughi!), Hotel Ruskamen, abbiamo visto il tramonto a Omis con le spiaggie dove si dormiva 7 anni fa, Dugi Rat, Sumpetar, Krilo, TTTS da lontano. Alle 19 eravamo di nuovo a Spalato a casa di Fadila, dove avremmo anche dormito. Essendo sabato sera, dopo cena siamo andate a piedi in centro e Fadila ci ha portato al Rock Café a vedere il karaoke settimanale e così Nicole ed io abbiamo avuto questa visione della movimentata vita notturna spalatina. La mattina dopo è passato Ivica dell'orfanotrofio a prenderci e siamo andati a prendere un caffé con lui, Dado e Giordana dell'organizzazione Most con la quale collaboriamo. Abbiamo valutato dei progetti per il futuro a cominciare da Natale quando Tommaso, Arianna e Simone andranno a passare il Natale all'orfanotrofio (stiamo raccogliendo giocattoli nuovi!!). Con Most vorremmo lavorare a Knin, se nasceranno i nuovi progetti del Most e/o dell'ICS con altri. Dopo, essendo domenica e una bellissima giornata, siamo andati in riva al mare a prendere un altro caffé e a godere il sole insieme a loro. C'erano tante persone sulla spiaggia, sulla banchina , a fare il bagno e a giocare nell'acqua (l'unica volta che non ho portato il costume, mannaggia!). La mamma di Fadila ci aveva preparato la pita per pranzo e dopo siamo andate in centro a prendere un caffé con Maja e poi all'orfanotrofio a salutare i bambini. I. ci ha fatto vedere il video che avevano fatto in agosto al campo di Primosten e siamo rimaste impressionate dal numero di attività diverse che sono state fatte e la loro straordinaria creatività. I bambini erano felicissimi e l'unico nostro rammarico era di non esserci state anche noi! Siamo tornate a casa di Fadila a riprendere le nostre borse per poi arrivare al traghetto che partiva per l'Italia. Che sensazione strana andare a piedi fino al porto e passare la dogana senza il furgone, passando dalla parte dei passeggeri per la prima volta! Grandi abbracci a Fadila con promesse di tornare presto. Il viaggio di ritorno è stato sulla "Split 1700" per la quale non abbiamo mai avuto grandi simpatie, ma le memorie crescono anche qui. La mattina dopo, scendendo dalla nave, la maniglia della mia borsa-con-le-ruote si è rotta e mi sono trovata in difficoltà (con una gran voglia di furgone!), visto che avevamo anche un bottiglione di vino, rogac e altre cose per il gruppo da parte di Ljiljana e altri. Fortunatamente, alcuni ferrovieri hanno avuto pietà di noi e ci hanno fatto salire su un treno che andava in deposito alla stazione di Ancona. Poi siamo saliti sul treno delle 9.30 per Bologna e dopo Nicole ha preso un treno per Prato ed io per Firenze. E adesso sono senza furgone. Eh, sì, questo mio scritto, un po' melenso, un po' rapporto (è più forte di me!), è anche un RINGRAZIAMENTO a tutti voi che avete partecipato alla vita del mio furgone. Senza di voi e la vostra energia e volontà, il furgone non avrebbe potuto fare tutte le cose che è riuscito a fare nei 10 anni della sua vita (e non è ancora morto!). Chi di voi andrà in Bosnia, lo potrà vedere vagare per le colline e ci saranno tanti ex-profughi che saranno sorpresi quando lo vedranno perché gli sembrerà il furgone dei "talijani" che conoscevano così bene. Vi abbraccio forte forte! Nancy P.S. Chi conosce qualcuno che deve rottamare il proprio mezzo, suggeritegli di portarlo nell'exJugoslavia! Possono importare mezzi vecchi fino a 7 anni in Croazia, fino a 7 anni per le macchine e 10 anni per i furgoni in Bosnia, fino a 4 anni in Serbia. Rottamare in Italia costa Lit. 350.000, regalarlo costa soltanto Lit. 74.100 più un bel viaggio nell'exJugoslavia. Basta tornare con le targhe, il libretto di circolazione ed il foglio complementare. Portare poi il tutto al PRA in Via G. D'Annunzio e in meno di mezz'ora avete concluso TUTTE le pratiche (neanch'io ci credevo, finché non l'ho fatto!). Se non volete andare di persona oppure volete sapere a chi darlo, contattatemi! -------------------------------------------------------