Venerdi' si parte dal magazzino presso la SMS della Nave a Rovezzano. "Facciamo anche il bagno?" "Ma come, non ho il costume". "Fai un salto a prenderlo". Siamo in 5 furgoni (uno di Bagno a Ripoli, uno da Pistoia, 3 da Calenzano), e il camion della Cooperativa Portabagagli. Sono oltre 10 tonnellate di aiuti, cioe' oltre 600 pacchi famiglia, qualche scatolone di materiale scolastico, medicinali, assorbenti, pannolini, stoffe e rasoi per i campi profughi, e viveri per il cementificio. All'ingresso di Ancona un attimo di suspance: un furgone dei calenzanesi non parte, forse la chiave di accensione difettosa. Da questa volta il traghetto NON e' piu' pagato dal World Food Programme. Ci fanno uno sconto, ma la spesa per il traghetto e' diventata un vero salasso. Alla dogana di Spalato ce la si sbriga abbastanza in fretta, meno di 2 ore. Nel frattempo ci accorgiamo che, per malintesi, mancano 16 pacchi. Li recupereremo da quelli che avanzano per gente che non c'e' o si e' trasferita, ma sul momento e' panico. Arrivano le interpreti, Fadila, la veterana, e Maja, che assistera' "i Kalenzani".
Con Fadila cominciamo a portare pacchi alle famiglie esterne a sud di Spalato. I suoi colleghi le han fatto storie perche' "aiuta i musulmani". Le tocca entrare di nascosto nelle case, di corsa, e poi noi si sale con calma con i pacchi. Lunedl e martedl, con piu gente in giro che pur vederla, non se la sentira' proprio di venire. Ci si ricongiunge con gli altri e si prosegue per Podaca. Altro momento di suspence quando il furgone dei Kalenzani decide nuovamente di non partire, 300 metri prima di un posto di blocco. Per fortuna la polizia non ci fa storie. I Kalenzani distribuiscono i loro pacchi a Druenik, noi arriviamo a Podace verso le 2. La distribuzione e' una cosa lunga, si finira' alle 9. Ci sono molti bambini, si annoiano, ho portato qualche giochino e comincio a distribuirli. Vanno a ruba: "Samo jedan", uno solo, altrimenti e' una razzia. Una buona notizia per una famiglia di profughi: la famiglia italiana gemellata, di Grassina, si e' offerta di organizzare l'operazione per la figlia, che ha una scheggia di granata ancora in corpo, ospitandoli e spesandoli tutti. La lista di attesa e' di 60 famiglie, non possiamo accettarne di nuove. Si prevedono rimpatri, e dal mese prossimo dovrebbe essere possibile ricominciare a prendere nuovi nominativi per i pacchi famiglia. Il governo croato, in accordo con quello bosniaco, per spingere i profughi a tornare, toglie lo stato di rifugiato a chiunque abbia ancora una casa in una zona "tranquilla". Purtroppo spesso queste case sono spogliate di tutto, compreso impianto elettrico e sanitari.
Faccio conoscenza con la mia famiglia. Baci ed abbracci, mi offrono da bere, e si tenta di chiacchierare. Impresa ardua, con le mie 4 parole di croato imparate durante il viaggio, e molti gesti. Chiedo al marito come va la sua gamba, mi aveva scritto di essere stato ferito, e tutti i presenti mi mostrano le rispettive cicatrici, spiegandomi dove le hanno ricevute, e dettagli che per fortuna non sono in grado di capire. E in generale e' una fortuna che il nostro scarso croato ci impedisca di capire tutto. Le poche storie che ci vengono raccontate sono tremende a sufficenza, altre si intuiscono. Vlatko, un ragazzo di 14 anni che sa a perfezione l'inglese, e ha imparato in un viaggio di una settimana lo spagnolo, prende in giro un ragazzo che stiamo riaccompagnando a casa: "Es loco". E aggiunge serio: in certi casi essere scemo e' meglio. Non sapendo troppo e' piu' facile trattare normalmente questa gente. E si vede che quello che anche loro vogliono e' un po' di normalita'. Vlatko e suo fratello Zelko sono piuttosto esuberanti. Per calmarli li mettiamo a scaricare e distribuire pacchi. Tutti i bambini sono splendidi. Una bambina di un anno impara a farmi "beep" sul naso, e me lo fa ogni volta che le passo vicino. Arrivano i Kalenzani, hanno avanzato 6 pacchi, 6 famiglie della lista di attesa che tornano a casa con il pacco.
La sera siamo ospiti da una famiglia di rifugiati che ci ha gia' ospitato in precedenza. Hanno la casa in riva al mare, a Zaostrog, vicino a Podaca, un posto splendido. Ci siamo portati l'occorrente per una spaghettata, e i kalenzani hanno veramente di tutto. Compreso affettati, poco adatti per un musulmano, riusciamo anche a fare una gaffe offrendogliene. Loro ci offrono la "pita", una focaccia farcita di patate. La mattina c'era in programma un bagno ma, stravolti dal viaggio e dal lavoro del giorno prima, ci svegliamo troppo tardi. Alle 9 si deve partire, niente bagno.
Facciamo il giro dei campi profughi. Abbiamo materiale scolastico, rasoi, assorbenti, pannolini e preservativi. Ad ogni campo chiediamo il numero di donne, uomini, e scolari, e prepariamo il materiale contato, per evitare discussioni. A ogni uomo toccano 2 rasoi e 2 preservativi. Nelle donne vengono sempre conteggiate anche quelle anziane, occorre rifare i conti. I quaderni a righe sono diversi in Croazia, e devono adattarsi ai nostri. Nei primi due campi distribuiamo noi il materiale (eccetto i preservativi, consegnati con discrezione al capocampo), ma le inevitabili discussioni portano via un sacco di tempo. Decidiamo nei rimanenti campi di consegnare tutto contato al capocampo con la lista di cir che spetta ad ognuno. Abbiamo anche medicinali, gia' divisi per campi. Alcune delle medicine sono decisamente per uso da parte di medici. Le separiamo e le porteremo all'ambulatorio di Omis. A Mimice una donna ci racconta che nel suo paese, in Bosnia, ora hanno aperto delle scuole islamiche, con tanto di arabo e Corano. Peccato che siano le uniche e che lei sia croata. A Ruskamen delle donne fanno lavori di cucito, soprattutto borse e sporte, molto belle. Comperiamo tutto, circa 100.000 lire. Non e' molto, ma tutto fa brodo. A Krilo non ce la facciamo a preparare il materiale. Ma abbiamo gli orologi, comperati dalla Cooperativa Portabagagli e portati agli altri campi in un viaggio precedente, che qui non si era riusciti a distribuire.
Intanto i pistoiesi distribuiscono i famosi 16 pacchi agli esterni attorno a Split. Poi di corsa al porto. La polizia ferma il camion, sono le 7:03 e dopo le 7 in teoria non potrebbero circolare. Facciamo gli italiani (Non capisco...) e ci lasciano andare. Ci fermiamo all'orfanotrofio di Split. Un gruppo rock toscano vuole organizzare una tournee nei campi, prendiamo contatti con gli animatori locali, ci informiamo per la dogana degli strumenti. Partono 4 furgoni e il camion. Restiamo solo Nancy, io (Gianni) e Ernesto. Carichiamo tutto sul furgone e gli altri si imbarcano. Il furgone e' strapieno, devo sedermi su un angolo microsocopico di uno scatolone. Lunedi' mattina piove a dirotto. Non possiamo andare al cementificio, la strada non e' praticabile. Andiamo all'ufficio ICS. C'e' da organizzare il trasporto dei viveri avanzati dalla raccolta del comune di Firenze a Luglio fino a uno dei campi profughi in Bosnia La cosa e' fattibile, le strade sono percorribili, ma occorre lavorare parecchio. Le autorita' croato bosniache non vedono di buon occhio che si porti viveri ai musulmani, occorre avere tutti i documenti possibili e la copertura della cooperazione governativa italiana. Vedo per la prima volta la carta ONU con disegnata in rosso la linea del fronte. E' lunga circa il doppio dei confini della Bosnia. Scopriamo del nostro materiale che doveva essere spedito il mese scorso a Tuzla. Ci garantiscono che partira' dopodomani.
Nel frattempo continua a piovere. Il furgone e' in 20 cm d'acqua. Lo raggiungiamo quasi a nuoto (non volevamo fare il bagno?) e quindi andiamo alla centrale del latte. Abbiamo poco meno di 2 milioni, una parte dei soldi raccolti dal Circolo Ricreativo Culturale dell'Antella, che pensiamo di utilizzare il mese prossimo per comperare latte per i campi. Riusciamo a trovare un impiegato che sa l'inglese, e ci facciamo dare prezzi e modalita' di ordinazione. La cosa piu' conveniente e' comperare sacchetti di latte in polvere, 1 Kg di polvere per fare 8 litri di latte intero. Il pomeriggio c'e' il sole, raccogliamo Fadila e andiamo al cementificio. Sono due edifici occupati da profughi musulmani, che li hanno rimesso in sesto come potevano. Ci sono pure le aiuole con i fiori, ma per molte cose non basta la buona volonta' . Ora ci vivono circa 43 persone, con un unico cesso alla turca senz'acqua. ce n'e' vissute insieme fino a 73. Non avendoci visti domenica, temevano che non si venisse, prospettiva drammatica, visto che siamo i soli aiuti regolari che ricevono. Scarichiamo viveri, materiale scolastico qui piu' abbondante, e medicinali. Chiacchieriamo un po', parliamo della scuola bosniaca, che anche quest'anno riapre a Split (in quella croata la religione cattolica e' obbligatoria), Fadila ed Ernesto bevono da una cannella e staranno male tutto martedi'. La sera siamo ospiti dalla mamma di Fadila, che fa un'ottima "pita". Il telegiornale croato e' pura macellaria, intervallata da parate militari e immagini di un soldato ONU che saluta "come i serbi": ovviamente l'ONU e' venduta. Fadila ci mostra la sua carta ONU, e, indicando la Slavonia, commenta: "Ora manca solo questa" (per riconquistare tutta la Croazia in mano ai serbi).
Martedi' Ernesto e Fadila sono K.O. con diarrea e vomito. Distribuiamo i pacchi agli esterni di Krilo, e portiamo i medicinali "professionali" all'ambulatorio di Omis. Dei dentisti si sono offerti di procurare materiale. Scopriamo che dall'ambulatorio hanno gia' spedito la lista del materiale che serve all'ufficio del ICS, dove e' andata persa. Portiamo 5 casse di vestiti alla Caritas di Omis, e distribuiamo il materiale scolastico ecc. a Krilo. Li' ci preparano della pita per il viaggio, e, intanto che cuoce, c'e' tempo finalmente per un bagno, e per riparare una scassatissima bici dei bambini. Portiamo altro materiale scolastico all'asilo di Sumpetar e all'orfanotrofio di Split, recuperiamo una valigia e un televisore da portare a una famiglia di profughi in Italia, e andiamo a trovare Fadila, che e' a letto. Ci si saluta e ci imbarchiamo. La nave e' nuova, di lusso, e l'unica sala dove si puo' dormire da peones ha anche la discoteca, che suona tutta la notte. Non protestero' piu' quando mia moglie legge a letto.