Questo viaggio siamo in 14, su due furgoni. Avremmo dovuto essere di piu', oltre 20. Infatti stiamo cercando di far decollare una cooperativa di servizi sociali a Knin, in collaborazione con l'UNHCR (alto commissariato dell'ONU sui profughi) e Suncokret, una ONG croata, e dovevamo pulire i locali offerti dal comune di Knin per la futura sede. Purtroppo all'ultimo momento da Suncokret ci hanno avvisato che loro non sarebbero potuti venire, e di non fare niente senza di loro. Lavoro ne abbiamo comunque, c'e' da tagliare legna per gli anziani serbi, portare 500 pandorini ed altrettanti torroncini regalati dalla Bauli, ed alcune casse di giochi per i bambini delle scuole, materiale per l'ospedale donato dall'associazionie stomizzati, e presentare il progetto per la cooperativa al Comune di Knin. Carichiamo al magazzino il furgone di Nancy con tutto il materiale, e partiamo in 10, in 4 vanno in macchina fino a Spalato. Il tempo e' bello, ma le previsioni danno brutto nella zona di Knin. Incrociamo le dita, se piove tagliar legna e' quasi impossibile. Il furgone imprestatoci da Matteo Betti ha il riscaldamento che non va, ci si riscalda "a fiato". A Spalato raccogliamo i 4 arrivati in macchina, e ci si imbarca. Alla dogana di Spalato c'e' una novita': ora tocca sdoganare anche a Sibenik. Ci concedono di sdoganare lunedi' a Knin, ma cio' significa che il materiale resta sul furgone per tutto il fine settimana. Intanto che Nancy tratta con i doganieri, un primo gruppo parte con le motoseghe per Knin, per fortuna il furgone di Nicola non ha materiale e puo' passare subito la dogana. Fadila, l'interprete, mi chiede notizie di casa, mi rimprovera di aver lasciato passare tanto tempo senza venire. Ha appena dato 5 esami all'universita' di Sarajevo. Il governo croato non riconosce gli studi fatti nelle scuole bosniache (o serbe), e molte persone sono costrette a trasferirsi a Mostar o a Sarajevo per terminare gli studi, anche se scuole analoghe esistono a Spalato. Sono passati 18 mesi dall'ultima volta che vedo questi posti. La zona di Knin e' irriconoscibile. Incontriamo ancora tante case senza tetto, o con i segni delle bombe, e al porto i cartelli che informano su cosa fare in caso di allarme aereo ci ricordano che questa e' una tregua, non ancora una pace. Ma la gente si sforza di tornare ad una vita normale. Ci sono insegne, negozi aperti in paesi che fino a pochi mesi fa erano popolati solo da profughi senza lavoro e militari. Molte case sono abitate, si ricostruisce un po' dappertutto. A Knin si vede gente che passeggia per strada, la sera ci sono persino le decorazioni natalizie. Per prima cosa, a Knin, passiamo dagli uffici dell'UNHCR a prendere in prestito due motoseghe, e troviamo un biglietto di una certa Daniela, del Protection Office, che vorrebbe conoscerci. Chissa' chi sara', e' la prima vota che sentiamo parlare di entrambi, siamo decisamente curiosi. Arriviamo quindi dagli Abramovic, la famiglia che ci ospita, e cominciamo a sistemarci. Sempre ospitalissimi, ci han cotto due forme di pane, e sono dispiaciuti quando ci vedono "solo" in 14. Comunque tutti casa loro non ci stiamo, in sei dirottano a casa di Franjo, che ci ha gia' ospitato in passato. Arrivata anche Nancy, partiamo per Biskupija, il paese dove abitano la maggior parte degli anziani serbi che seguiamo oramai da due anni. Ci dividiamo in squadre, e cominciamo il lavoro di boscaioli. In molti casi questi anziani sanno spaccare legna meglio di noi, ma non hanno la possibilita' di abbattere un albero o di tagliarlo a pezzi. Cerchiamo comunque di aiutare soprattutto quegli anziani che sappiamo piu' in difficolta'. E' il primo giorno di bel tempo di Dicembre, e in campagna la gente ne approfitta per ammazzare il maiale. Anche in una delle nostre famiglie sono riusciti a tirarne su uno, e oggi gli han fatto la festa. Ci raccontano che quello e' l'unico di quattro maiali che sono riusciti a sottrarre alle razzie che purtroppo continuano nei loro confronti. Una tragica eredita' della guerra sono le centinaia di migliaia di mine antiuomo rimaste in Croazia e Bosnia. Qui dovrebbero aver sminato, ma la prudenza non e' mai troppa, ci raccomandiamo di restare sempre sui sentieri ben battuti. La sera, al terzo piano dell'ospedale di Knin, che ora fa da ospizio, vedremo diversa gente senza una gamba. Al tramonto andiamo appunto a trovare i vecchi serbi dell'ospizio. Regaliamo a ciascuno un pacchetto di sigarette e una saponetta, ma sembra che per loro sia anche piu' importante avere una visita, qualcuno a cui raccontare le loro storie, non importa se "ne razumijem", non capisco una parola di quello che mi dicono. Uno di loro sa parlare in italiano, e naturalmente tiene banco. Chiede se gli lasciamo i giornali italiani, vuole tenersi in esercizio. Passiamo all'ufficio di monitoring dell'Unione Europea, ci troviamo due delle 8-10 persone che controllano il rispetto dei diritti umani nella zona. Ci raccontano che va molto meglio, ora i casi di molestie ai serbi sono quasi solamente verbali (insulti, minaccie). Restano delle zone calde, come Srb, un paese che, quando ci sono passato io, aveva una decina di abitanti, da 3000 di prima della guerra. Non riusciamo a sentirci rincuorati dalla situazione, anche se e' indubbiamente meglio di quando furti, saccheggi, e anche aggressioni ai serbi rimasti erano quasi quotidiane. Ora i serbi scappati durante l'operazione "tempesta" stanno ritornando, i rientri a Knin ad agosto erano 500, ora probabilmente saranno qualche migliaio. Fortunatamente non ci sono grosse tensioni, per ora, ma quasi sempre queste persone si ritrovano la casa distrutta od occupata da profughi croato-bosniaci, e devono fare domanda per riaverla o per ottenerne un'altra. In genere vengono messi nei paesi vuoti fuori citta', finche' si trovano case ancora intere. Il problema maggiore, soprattutto per loro ma anche per i croati, e' la mancanza di lavoro. A Knin stanno lentamente riaprendo fabbriche, ma sono pochi ancora quelli con un lavoro. La Croazia punta molto sul turismo, ma non qui. Sulla costa un po' di turismo e' ripreso, ma non a livello da dar lavoro ad alberghi o grosse strutture. Dopocena festeggiamo la laurea di Nancy mangiando in una specie di fast food a Knin. Abbiamo invitato anche i "monitor" e la misteriosa Daniela, che e' appena arrivata all'ufficio UNHCR di Knin. Dovrebbe coordinare i gruppi ed i singoli che fanno attivita' di tutela legale dei profughi, soprattutto dei serbi che stanno rientrando. Se ne sta occupando diversa gente, ma mentre esiste una buona coordinazione degli aiuti umanitari, queste iniziative sono molto scoordinate. Daniela viene da 5 anni di esperienza simile con i profughi Kurdi, al confine tra Turchia, Iran ed Irak. Andrea ed io la circondiamo e la tempestiamo di domande. Fortuna che era lei a volerci conoscere. La mattina di domenica riprendiamo il lavoro di boscaioli. Milka, una nostra vecchia conoscenza, ci mostra un albero abbattuto dal vento e cominciamo a lavorarci. Glie lo riduciamo a grossi pezzi, c'e' il nipote che sa spaccarla sicuramente meglio di noi. Gli piace disegnare, e sapendolo gli abbiamo portato una confezione di pennarelli. Ci raggiungono due ragazze di CerchiamoLaPace, una associazine di Torino che collabora con noi al progetto della cooperativa. Sperano di riuscire, con noi, a definire il progetto con il comune di Knin, l'ACNUR e Suncokret, ed approfittano della nostra attivita' per conoscere anche loro le persone che seguiamo. Nel pomeriggio sconfiniamo a Orlic, dove non siamo passati in precedenza. Ci indicano la casa di Nicola, un anziano che vive solo e che ci spiega che ha avuto un ictus. Lui non e' in grado neppure di farsi da mangiare, ci chiediamo come viva. La cosa che ci colpisce di piu' e' che non puo' offrirci l'immancable rakija, la grappa che non manca mai neppure nelle case piu' povere. Piero si mette a spaccargli i ciocchi, lui ha sicuramente bisogno anche di questo servizio. A sera ci dividiamo. Nancy restera' a Knin con Luca, Leonardo e Piero, ma ci accompagna a Spalato perche' sul furgone di Matteo non ci stiamo tutti. Al porto, ci salutiamo con lei e con Fadila, che mi regala un pacchetto di cioccolatini per i miei figli, sono commosso. La sera, sulla nave, il cielo e' limpido, e, finche' resistiamo al freddo, ne approfitto per una lezione di astronomia al gruppo. Saranno le stelle, sara' la grappa che ci han regalato, diventiamo filosofici, e comiciamo a chiederci il motivo che ci spinge in questi viaggi. Sicuramente, al di la' del desiderio di essere utili in queste situazioni cosi' assurdamente tragiche, sappiamo che quello che abbiamo ricevuto da questa esperienza e' veramente tanto. Gianni Comoretto