Assieme
Associazione volontariato di utilità sociale
Via G. Puccini, 79 - 50041 CALENZANO (FI)
Tel/fax: 055/8826655 - E-mail: aassieme@tin.it
ADERENTI I.C.S. - Consorzio Italiano di Solidarietà
IN COLLABORAZIONE CON I GRUPPI E LE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO DEL TERRITORIO
RAPPORTO SULLE ATTIVITA' DELL'ESTATE 2000
«TUTTI AL MARE 2000» E «VIAGGIO A KNIN E SARAJEVO»
BAGNO A RIPOLI: 58° viaggio in ex-Jugoslavia
ASSIEME: 46° viaggio in ex-Jugoslavia
TUTTI AL MARE 2000 - 1 / 15 agosto 2000
«Primostar 2000»
Partecipanti: Arianna Subri, Silvia Craighead, Tommaso Marchini
Siamo partiti il primo di Agosto come milioni di italiani molti dei quali, tra l'altro, diretti proprio in Croazia. Il viaggio però non ha subito nessun tipo d'intoppo o ingorgo esagerato perché il nostro furgone "Bubunci" ha deciso di passare dalle colline umbro-marchigiane.
Siamo arrivati al campeggio di Primosten, a nord di Spalato, il due mattina trovando già ad accoglierci i bambini, gli educatori dell'orfanotrofio e i volontari del gruppo "Most" di Spalato. L'atmosfera era subito giocosa ed affettuosa ma tra baci e abbracci si celava però il primo duro lavoro: gonfiare i materassini vecchi e nuovi, belli e brutti, sani e malsani... insomma tanti. I bambini erano divisi in gruppi di lavoro: chi faceva il bagno, chi mangiava, chi giocava e chi ci incoraggiava a pestare la "pumpeta" per gonfiare più velocemente. Il rapporto con i bambini è stato subito "super" viste le risate che si facevano grazie al nostro croato lievemente incrostato e minimalista.
La formazione delle squadre era così composta: Silvia, Arianna e Tommi rappresentanti della penisola italica; Ankica, Mladen e Ivica educatori dei due istituti e Ana 1, Ana2, Niksa, Ivana, Marina, Josip, Jadranko, Petra, Jadranka per il gruppo "Most" (questo solo per la prima settimana per poi diventare solo Josip, Jadranko e Petra negl'ultimi sei giorni). I bambini erano 46, tra i 6 e i 18 anni, ma rispetto all'anno scorso c'era una prevalenza di bambini piccoli (di scuola elementare).
I bambini erano suddivisi in quattro tende da campo grandi, mentre gli educatori e i volontari erano sparpagliati in tendine un po' ovunque.
Quest'anno, visto il numero dei volontari di "Most", avevamo deciso di fare le cose in grande; infatti siamo riusciti a svolgere tantissime attività che illustriamo di seguito.
ATTIVITA' MANUALI: portacandele con la creta, braccialetti e treccine con il cotone colorato, braccialetti e collane con le perline, pittura e decorazione di tutto ciò che era bianco ed assomigliava ad un foglio, tatuaggi, le famosissime magliette da colorare, il maxi-poster umoristico di 3mt per 4mt raffigurante una barca e vari personaggi marini con 20 buchi per far mettere la testa ai bambini e scattare una bellissima foto ricordo;
GIOCHI: twister, non t'arrabbiare in versione gigante sul pavimento, tombola, carte, giochi da tavolo, giochi da spiaggia, acchiappino, vola vola, torture varie ecc ecc ;
ANIMAZIONI SERALI: "Talent Show Night" presentata da una ragazzina dell'orfanotrofio e un volontario di "Most" dove i bambini si esibivano in danze, canzoni in playback, sketch; "Space Night" con giochi a squadre (i bambini di ogni squadra erano gli abitanti di un pianeta che andavano alla ricerca dell'acqua) e travestimenti in cui imperava l'uso del domopak, trucchi in cui i brillantini e l' argento esaltavano occhi e viso dei nuovi alieni (durante questa serata Primosten è diventata Primostar) ; "TV Show Night" con giochi e prove di abilità che erano un incrocio tra "Passaparola" e "Giochi senza frontiere"; "Spurius" ovvero la nostra versione di "Scommettiamo che ?" dove alcuni bambini dovevano bere un litro d'acqua tutto d'un fiato, mangiare 20 bastoncini di pesce del pranzo prima, urlare per un minuto senza interruzione, fare 30 flessioni ecc..ecc e con altri bambini che scommettevano su di loro; "Africa Night" con i bambini completamente pitturati di nero con disegni bianchi tribali e suddivisi in tribù che si affrontavano in prove di cannibalesca difficoltà (e per terminare la serata un gelido bagno in mare); "Serata danzante" con balletti, tarantella e quadriglia con organetto originale dell'epoca; "House of Feeling" dove i bambini erano bendati e venivano guidati nelle stanze dove facevano esperienze speciali ed insolite riferite ai cinque sensi (odorare profumi e cattivi odori, gustare cioccolato, cocco, senape ecc..ecc , ascoltare il battere delle pentole , lo strusciare dei passi, la musica ad alto volume ecc ecc, camminare sul cotone e sulla pasta cruda, toccare la gelatina e la farina ecc..ecc ; tutte le sere discoteca fino alle 23,30 e poi film alla televisione per i più grandi.
SALON DE MASSAGE CHEZ SILVIA':Tutti i bambini che hanno voluto hanno inoltre ricevuto un soffice e dolcissimo massaggio rilassante.
La grande novità di quest'anno è stato il gommone!! Un ex bambino dell'orfanotrofio ormai grande e soldato ha regalato all'orfanotrofio un vecchio gommone dell'esercito in cui riuscivamo a salire addirittura in venti e che era diventato l'attrattiva pomeridiana preferita dai bimbi e anche da Ivica, capitano delle spedizioni semi piratesche al largo. Una notte, durante una bufera (per modo di dire), il gommone è stato scaraventato contro gli scogli subendo uno squarcio di 40 cm e che ci è costato mille kune di riparazione nonché due giorni di crisi d'astinenza da gommone.
Dal secondo giorno ci siamo resi conto che essendo quindici adulti dovevamo coordinarci per poter agire in modo efficiente. Abbiamo così istituito il "meeting" durante l'orario del caffè per organizzare e programmare le attività e per confrontarci su problemi ed idee. Abbiamo avuto anche due incontri con i responsabili di "Most", Giordana, Dado e il Presidente Ivica, e con loro abbiamo discusso di un'eventuale futura collaborazione per quanto riguarda la formazione dei volontari croati, che sono molto giovani ed inesperti. Con tre di loro l'esperienza di collaborazione è stata molto positiva in quanto hanno dimostrato spirito d'iniziativa e capacità nel relazionarsi ai bimbi ed ai ragazzi; ci auspichiamo che siano d'esempio per gli altri, che hanno mostrato di avere ancora necessità di maturare nel lavoro di volontariato. Comunque l'intenzione è quella di intensificare la collaborazione tra noi e loro per renderli in futuro totalmente autonomi. Questo gruppo di volontariato è il primo nato in Croazia dopo la guerra e lentamente sta ottenendo riconoscimenti e finanziamenti dal governo e secondo noi sono da sostenere per far sì che ci sia una crescita del volontariato in Croazia.
Grazie ancora a tutte le persone che con il loro contributo hanno permesso anche quest'anno ai bambini degli orfanotrofi di Spalato e Kastel Luksic' di passare quindici giorni di allegria, serenità e tanto tanto mare. Vi ricordiamo che andremo anche a Natale per portare 142 regali (uno per ogni bambino) sicuri e felici che contribuirete. ANCORA GRAZIE!
Arianna Subri
Silvia Craighead
Tommaso Marchini
VIAGGIO A KNIN E SARAJEVO - 6 / 18 agosto 1999
Partecipanti: Alessandra Pichi, Leonardo Masi, Luca Petrarchi, Massimo Dugini, Riccardo Dugini e Fadila Zoranic (la nostra amica/interprete di Spalato)
KNIN (ancora una volta): Caldo con un alito di vento il pomeriggio del 7 agosto quando dopo l'ultimo tratto di salita Knin ci appare, familiare e sonnolenta, distesa lungo la strada, all'ombra della rocca. In bocca l'arsura dell'estate, della traversata quasi insonne, sapore di caffè (diversi) e di sigarette (troppe). Abbiamo speso la mattina a Spalato sbrigando le operazioni bancarie a favore dei bimbi dell'orfanotrofio adottati a distanza da famiglie italiane per poi bighellonare in attesa di portarci via Fadila di ritorno da lavoro, non senza aver prima gustato l'immancabile pita preparata, come sempre, da sua madre. Raggiunta ora la prima tappa del nostro itinerario, troviamo dagli A. la solita calorosa accoglienza, la possibilità di fare una doccia e di tirare il fiato mentre ci sistemiamo nelle stanze già note come rientrando in una casa di villeggiatura abitata solo di tanto in tanto, ma dove tutto torna subito consueto e richiama altri periodi, altre soste, altri compagni di viaggio.
Volano i tre giorni che ci siamo dati, dipanando il filo delle visite e degli incontri fra la speranza di novità positive e la constatazione frequente di difficoltà persistenti. Fa bene dentro vedere cosa ha prodotto il coraggio ostinato di B. e di suo marito che finalmente lavora in Italia, a Cassino, ed aspetta soltanto la prima busta paga per poter chiamare a sé la famiglia (con l'eccezione del figlio più grande che rimarrà per portare avanti gli studi), così come siamo contenti di essere lì (e so che non vorrei essere in nessun altro luogo in quel momento) per vedere la luce che splende negli occhi di M. (la ragazzina sorda per trauma di guerra che sta facendo un corso di rieducazione alla parola a Zagabria) quando riceve la lettera ed il regalo che Sara le ha inviato tramite noi. Purtroppo tutto questo non basta a cancellare il sorriso stentato, pieno di tristezza e d'imbarazzo, che D. ci rivolge quando lo troviamo seduto su un esausto divano senza la protesi, comunque inadeguata, (ancora quella di cui si fece carico l'associazione, vecchia di almeno due anni) ed ormai insufficiente a sostenerlo correttamente; avrebbe diritto all'assistenza, ad un nuovo arto, ma apatia e rassegnazione hanno la meglio e nessuno in casa sua se ne occupa. Da N. la situazione sembra immutata, ma lei si mostra più cordiale e disponibile di altre volte chiedendoci soltanto dei semi per il suo improvvisato, ma curato orticello; per un attimo ci affacciamo sul solito squallore della prima stanza, ma poi ci concediamo volentieri ai giochi di M. e L., nel sole dell'ennesima calda giornata, offrendo loro le bibite e le patatine che abbiamo portato.
Lilijana, l'assistente sociale, ci offre un pranzo eccellente a casa sua, ma insieme alla grande cordialità si avverte che ha voglia di sfogarsi; è stanca, stressata al limite del cedimento per le troppe responsabilità, per le continue richieste di aiuto impossibili da soddisfare: Alla fine dell'anno scadrà il suo "mandato" finanziato dall'UNHCR e lei medita di dedicarsi a qualcosa di diverso (pensa ad un negozio di fiori), ma fino a quel momento continuerà a gestire insieme a noi il progetto di adozione a distanza (sarà un sollievo rivederla molto più rilassata, a casa di B., alla cena di saluto prima della nostra partenza). La sera ci concediamo una birra (che non è la prima della giornata) in qualche locale all'aperto con la speranza di trovare qualcuno dei ragazzi che conosciamo ed è così che incontriamo M. ed I.r che stanno per partire per il servizio di leva, e M. , sempre vitale e simpatica. Durante il giorno ancora percorsi noti e visite dovute: a Biskupija dove troviamo Z. che lavora, adesso, aiutando il marmista che prepara le lapidi destinate al piccolo cimitero ortodosso, poi all'ospizio dove fra saluti, strette di mano e qualche bacio distribuiamo caramelle, sigarette, lamette da barba sforzandoci di comunicare più con i gesti ed i sorrisi che con il nostro rudimentale croato (lasciamo anche una scatola di materiale sanitario donatoci appositamente), ed ancora a casa di A. dove il tempo sembra sospeso nell'attesa snervante del visto per l'espatrio, e da D., dove alloggiammo l'estate passata, che non ci lascia andar via se non dopo ripetuti brindisi a base di rakija di sua produzione, il tutto documentato dalle immancabili foto (ma il suo volto si vela di tristezza quando gli chiediamo del figlio malato di leucemia). Obbligatoria quanto frustrante la visita al centro giovani dove tutto è tristemente immutato e l'attività si limita a quello che sparuti volontari stranieri riescono a mettere su di volta in volta, triste naufragio dei progetti e dell'entusiasmo del passato.
Lasciamo Knin il 10 mattina puntando su Sarajevo accompagnati per un tratto dal fratello e dalla sorella di S. A. che salutiamo poi a Livno dopo aver percorso oltre 50 km in territorio bosniaco su un nastro d'asfalto che costeggia paesi fantasma (impressionante l'immagine di Bosansko Grahovo) e corre fra campi minati che sottili strisce gialle di plastica portate via dal vento dovrebbero segnalare.
SARAJEVO (e Fadila): Arrivando, sulla destra, lo scheletro annerito di quella che era la sede di Oslobodenje, il giornale cittadino che continuò ad uscire incredibilmente anche durante l'assedio, poi una teoria di palazzi a più piani simili a quelli di tante periferie se non fosse per quelle orbite vuote, nere e profonde che si aprono qua e là (disabitate ed inospitali) accanto ad appartamenti che ostentano fiori e panni tesi sui balconi: ciò che ha ripreso a vivere a contatto di ciò che resta morto, qui è la regola imperante. Anche dove la ricostruzione è stata rapida e quasi completa come nel centro, e nella Carsija, la zona dei negozi tipici, la città ostenta fiera ed implacabile i segni del martirio con cippi e lapidi di bianco marmo recente, con finte macchie di sangue sul selciato a ricordare (spesso con un nome) le casuali vittime di un cecchino o di una granata. Sarajevo non permette a nessuno di dimenticare, ti sputa in faccia la tragedia che è stata, ma non è ripiegata su sé stessa a compiangersi né occupata a rimproverare (nonostante ciò mi opprime, almeno all'inizio, un indefinito senso di colpa), ma vuole vivere, recuperare il tempo che le è stato sottratto. Fadila ama intimamente questa città, lo si vede, lo si avverte subito; qui ha studiato e si è laureata, la sente sua e non si risparmia nel portarci in giro purché possiamo vedere, purché possiamo capire. Quando visitando le periferie più devastate come, ad esempio, l'ex villaggio olimpico dove la vita stenta a riprendere ci coglie una sorta di disagio paralizzante, lei non esita e ci sprona a non sentirci i curiosi turisti della catastrofe: se lei riesce a guardare a tutto questo e certo non le sarà facile -mi dico- possiamo farcela anche noi. Per quanto possa essere eloquente quello che vediamo intorno a noi so che può farsi strada il rischio di abituarci ad un'estetica di guerra, di distruzione, vuota di contenuto perché astratte ed anonime rimangono le persone, i soggetti. Il pericolo è sventato quando Fadila ci porta a conoscere i suoi parenti, (cugini e cugine, zii ), quando si ostina a rintracciare una ex profuga rifugiata qualche anno fa a Drvenik, "adottata" da una famiglia di Calenzano e più recentemente tornata in città; allora entriamo nelle loro case, beviamo, mangiamo, e fumiamo con loro e soprattutto ascoltiamo e cominciamo a vedere davvero; allora il contenitore si riempie di sostanza, ci scrolliamo definitivamente di dosso la veste di turista e Sarajevo diventa un po' anche nostra.
MOSTAR (di passaggio): Con ancora negli occhi il verde intenso della Neretva che scorre per chilometri fra gole impervie di aspra bellezza, arriviamo in una Mostar torrida ed affollata (ci sono anche alcuni turisti giunti dalla vicina costa croata). Di lì a poco, ci informano, ci sarà una gara di tuffi, internazionalmente sponsorizzata, proprio là dove due longarine parallele di acciaio posate fra le sponde del fiume permettono a chi giunge da fuori di "trovare" ciò che non c'è più, lo Stari Most, il vecchio ponte. Siamo solo di passaggio con l'intenzione di far visita a G. e al piccolo M. conosciuti nel '96 quando lei condusse a Firenze il figlio, cerebroleso, per una serie di visite. Veniamo a sapere che purtroppo non sono in città e quindi ci concediamo un rapido giro ed assistiamo ad una prima serie di tuffi scoprendo che tutti gli iscritti alla manifestazione, che vorrebbe essere stimolo alla riconciliazione ed alla convivenza, sono musulmani, mentre non figura nessun croato ad ennesima riprova di ciò che si sa e che istintivamente si avverte anche se non ha forma concreta: il muro che ancora divide le comunità.
PODACA (infine il mare) Giungiamo a tarda sera, dopo aver lasciato Mostar e la Bosnia alle nostre spalle, attesi da J. presso la quale alloggiamo.
J., ovvero l'incredibile paradosso: musulmana sposata ad un croato morto a Vukovar per la Croazia, ha perso la casa a Mostar (probabilmente per i cannoneggiamenti croati) è tornata ad essere, da vedova, unicamente musulmana, le è negato il passaporto croato che è riconosciuto ai due figli che però portano al momento cognomi diversi: V., minorenne, quello della madre, invece T., maggiorenne e prossima alle nozze, quello del padre. Vivono in una casa che appartiene ad una cittadina serba che intende venderla. Tea sta per sposare un giovane croato proveniente da famiglia che sembra essere piuttosto nazionalista e J. è un po' preoccupata, ma il fatto di averci lì forse l'aiuta ad allontanare i cattivi pensieri. Noi cerchiamo di fare la nostra parte organizzando, alla sera, dopo la giornata di mare, ricche cene comuni dove la pasta italiana precede i piatti locali, il tutto innaffiato da birra a fiumi (rigorosamente Karlovacko) e sigillato dall'immancabile rakija. L'atmosfera è serena e spesso chiassosa e quando J. ci invita a tornare per il matrimonio della figlia in sostituzione dei familiari che non ha (i parenti del marito l'hanno abbandonata), estendendo l'invito anche ad altri amici rimasti in Italia, sentiamo che non siamo lì per caso, o solamente per il mare.
Massimo Dugini
«TUTTI AL MARE 2000»
1 / 15 agosto 2000
SPESE SOSTENUTE
Spese autostrada A/R £. 41.500
Biglietto nave A/R £. 516.000
Gasolio furgone £. 161.356
Spesa campeggio £. 1.531.411
Spese cancelleria per attività
e materiale per l'igiene £. 1.693.247
Bombola gas £. 21.801
Scheda telefonica £. 10.635
Francobolli £. 164.308
Spesa medicinali £. 105.500
Pellicole fotografiche £. 17.840
Pile £. 35.031
Riparazione gommone £. 273.846
____________
TOTALE £. 4.572.475
VIAGGIO KNIN / SARAJEVO
6 / 18 agosto 2000
SPESE SOSTENUTE
Sigarette per anziani ospizio £. 40.000
Spese per famiglie Knin £. 110.000
Scheda telefonica per gruppo £. 10.000
Regalo per matrimonio Tea £. 300.000
___________
TOTALE £. 460.000
Tutte le altre spese relative a questo viaggio (traghetto, benzina, vitto, alloggio, ecc.) sono state sostenute dai singoli partecipanti.
Ringraziamo (a nome dei profughi!) per questi viaggi
- Il Comune di Bagno a Ripoli che mette a disposizione tutti i mezzi per facilitare la raccolta di materiale e l'organizzazione dei viaggi (pubblicizzazione, fax, telefono, posta, fotocopie, ecc.).
- Tutti i gruppi e le famiglie che aderiscono al "Progetto Knin" e coloro che sostengono in modo continuativo famiglie, studenti e bambini degli orfanotrofi "Maestral" di Spalato e Katel Lukic, contribuendo con offerte in tempo e denaro.
- Tutte le persone e le famiglie che hanno contribuito al progetto "Tutti al Mare 2000".
- Fadila Zoranic per l'indispensabile presenza ed aiuto in loco.
- I dipendenti del Network Micronix e delle societa' Finsystem e Ludovico Martelli.
- La LILA (Lega Italiana Lotta all'Aids) e Raffaello Orlandini per il latte per i bambini dell'orfanotrofio.
- La famiglia Carloni per le magliette per i bambini.
- La Profumeria La Fata per i trucchi per il campo per i bambini.
- Il negozio Mister Disco per il canotto per il campo per i bambini.
- Tutti gli amici, vecchi e nuovi, che aiutano ad organizzare il materiale e sostengono le iniziative in vari modi. In particolare: Don Andrea Faberi e la Parrocchia di S.M. a Quarto, il CRC Antella, il gruppo di Grassina, il gruppo di Pescia, Elisabetta Guidotti, la Comunità dell'Immacolata a Montughi di Firenze, Gianna Nuti e la ditta Salvadori, Carla Pampaloni, la Casa del Popolo di Calenzano, la Cooperativa Portabagagli di Firenze, la Sig.ra Loretta Bassi e le sue amiche.