Assieme

Associazione volontariato di utilità sociale

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50041 CALENZANO (FI)

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COMUNE DI BAGNO A RIPOLI

Provincia di Firenze


ADERENTI I.C.S. - Consorzio Italiano di Solidarietà

IN COLLABORAZIONE CON I GRUPPI E LE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO DEL TERRITORIO

RESOCONTO SUL VIAGGIO IN CROAZIA E BOSNIA

DAL 17 AL 22 SETTEMBRE 1999

BAGNO A RIPOLI: 55° viaggio in ex-Jugoslavia ASSIEME: 43° viaggio in ex-Jugoslavia


Avendo solo pochi giorni prima dell'inizio dei miei impegni lavorativi ho deciso di fare un viaggio di pochi giorni per effettuare consegni urgenti: denaro, materiale sanitario, 2 passeggini per disabili, ecc. Sono partita, a bordo del mio furgone che oramai sa la strada a memoria, venerdì 17 settembre. La mattina dopo sono arrivata a Spalato, sotto una pioggia battente che sarebbe comunque scomparsa dopo poche ore. Nessun problema in dogana, in quanto 10 valigie, pannoloni per anziani, 2 passeggini, medicinali, ecc., erano imboscato come "effetti personali", visibilissimo dentro il furgone, ma non dichiarati per evitare i quattro giorni di pratiche doganali.

Avrei passato i prossimi quattro giorni con Fadila Zorani, la nostra amica/interprete, ma sabato mattina lavorava come babysitter a un bimbo disabile. Perciò, sono andata all'orfanotrofio per parlare con I., uno degli educatori presente al campo che avevamo organizzato in agosto a Primosten per 39 bambini degli orfanotrofi di Spalato e di Castel Lukši. Avevo chiesto un appuntamento con la Direttrice dei due orfanotrofi via fax prima di partire. Ivica mi ha informato che il colloquio si sarebbe svolto lunedì mattina e abbiamo parlato dei problemi da affrontare in quella sede. I bambini di Spalato erano molto felici di rivedere sia me che il mio furgone, che per qualcuno è stato il giocattolo preferito quest'estate.

Alle ore 13 sono andata a casa di Fadila dove sua madre ci aveva preparato la classica "pita" con patate che adoro. Dopo pranzo abbiamo cominciato il "giro". Abbiamo in "affidamento" diverse famiglie che hanno ancora molto bisogno e che sono "sponsorizzate" per varie cifre mensili da famiglie/gruppi/singoli italiani. Siccome la maggior parte di queste famiglie slave non hanno un conto in banca, quando possiamo portiamo il denaro direttamente a loro. Così abbiamo visitato la famiglia che abita a Zrnovnica (lui serbo che lavora in una fabbrica ma non viene pagato da 6 mesi, lei musulmana, 2 bimbi), la famiglia di Podstrana (musulmani bosniaci con 2 figli, la casa distrutta in una zona che è diventata croata e che nessuno ricostruirà, in Croazia non trovano lavoro), il campo profughi di Krilo (quasi vuoto adesso), la famiglia di Mostar che abita a Podaca, a 2 ore a sud di Spalato (nonna e madre entrambi vedove di guerra con 2 figli - il marito della madre era croato, lei è musulmana e quindi non ha diritto a niente né in Croazia né in Bosnia). Abbiamo dormito presso quest'ultima famiglia e, il giorno dopo, domenica, siamo andati con Jasminka (la madre) e i suoi figli a Mostar per consegnare i due passeggini per disabili alla famiglia di G., madre di M., bambino cerebrolese che è stato visitato e curato a Firenze tramite il Comune di Bagno a Ripoli 3 anni fa. L'entrata in Bosnia è stata ben diversa da qualche anno fa quando di norma si passava 5 ore alla frontiera (se andava bene). Adesso al confine non hanno voluto vedere nemmeno i passaporti e siamo entrati subito!

Era dal 1994 che non ero più stata a Mostar. Mi ha molto colpito il fatto che gran parte della città è ancora distrutta. I segni della ricostruzione sono ben nascosti. Le famiglie nelle zone musulmane (ridotte in ruderi durante la guerra) abitano quasi tutti nei semi-interrati oppure ai pianterreni. I piani superiori degli edifici sono ancora distrutti. L'atmosfera è molto tranquilla, tanti negozi si sono riaperti, i bambini corrono liberi lungo le strade, però gli abitanti mi hanno raccontato che i rapporti fra i croati e i musulmani sono ancora molto tesi e la divisione all'interno della città è netta.

Non ero mai stata a casa di G., che ha anche un altro bambino di 8 anni che è epilettico. Il marito compra e vende frutta al mercato, ma lei deve anche andare a Sarajevo due volte la settimana per la fisioterapia di M., e il denaro non basta mai. Abitano in due stanze seminterrate in un edificio fortemente danneggiato durante la guerra, in fondo ad una discesa sassosa e non asfaltata sulla riva destra del fiume, vicino al ponte vecchio, simbolo della città, che fu fatto saltare in aria nel 1994. Mi ha colpita l'estrema pulizia della zona e delle case, nonostante la distruzione circostante. G. ci ha accolto con grande felicità e ci aveva preparato una specie di banchetto per pranzo. M. adesso ha 4 anni e ha fatto enormi progressi; adesso riesce a tirarsi su in piedi e, reggendosi, a spostarsi tutto intorno ad un tavolo basso. Ogni passo che fa sembra una conquista e le risate di allegria che emette quando riesce ad afferrare un chicco d'uva e portarselo alla bocca sono contagiose. Non ho mai visto un bambino con una tale forza di volontà e una tale gioia di vivere! E' stata una lezione di umiltà per tutti noi "normali"! G. era molto contenta per i passeggini che non aveva e per il denaro. Aveva soltanto il passeggino che le avevamo regalato 3 anni fa, quando M. aveva soltanto un anno. E' cresciuto molto, lei è piccola e comincia ad avere qualche difficoltà a portarlo in collo, anche se, vedendo la posizione della sua casa, ci siamo resi conto che avrà comunque un po' di strada da percorrere con il bambino in collo per raggiungere l'asfalto e poter usare i passeggini. Dopo qualche ora siamo arrivati all'"arrivederci" e ci siamo avviati a piedi verso la parte della città dove abitava J.. A sua richiesta abbiamo fotografato la sua casa distrutta, di cui non aveva nessuna foto. E' nella parte croata della città e quindi non verrà ricostruita perché lei è musulmana (le famiglie miste sono sempre quelle più discriminate!). Comunque, lei e i figli erano contenti di rivedere la loro città e siamo andati a trovare alcuni loro parenti e amici. Nel contempo abbiamo anche fatto un giro della città, attraversato il ponte vecchio provvisorio e fatto la spesa perché tutto costa meno in Bosnia rispetto alla Croazia. All'imbrunire siamo ripartiti per Podaca in Croazia.

La mattina dopo, di buon'ora, Fadila ed io siamo ripartite per Spalato perché avevamo l'appuntamento con la Direttrice dei due orfanotrofi alle ore 10. Dovevamo comunicarle ufficialmente che, nonostante il parere favorevole della vecchia amministrazione comunale di Bagno a Ripoli per l'acquisto di un terreno a favore dei 140 bambini degli orfanotrofi e dei bambini profughi di Knin, il nuovo sindaco di Bagno a Ripoli ci ha informato che adesso soldi da destinare al progetto non ci sono (si tratta di 30 milioni di lire per un terreno dove costruire un campeggio privato permanente). Chiaramente, era delusa ma, come noi, spera in una soluzione futura che ci permetterà di portare avanti questo progetto.

Il secondo argomento riguardava la segnalazione dei metodi di punizione irragionevoli e severi di una delle educatrici dell'orfanotrofio, che era presente sia l'anno scorso che quest'anno ai nostri campi di lavoro al mare con i loro bimbi. E' stato l'unico neo di un'iniziativa che ha riscossa grande successo con i bambini e con i volontari. Avevamo deciso di parlare con la Direttrice di questo problema perché i bambini ne soffrono visibilmente e perché l'educatrice ha contatti con loro tutto l'anno. La Direttrice ha preso atto delle nostre accuse e ci ha detto che avrebbe preso azione nei suoi riguardi.

L'ultimo punto di discussione riguardava le 6 adozioni a distanza che abbiamo con altrettanti bambini. Le famiglie italiane versano Lit. 50.000 ogni mese a favore di un bambino con dei problemi particolari (diabete, epatite C, pacemaker, ecc.) per cure che l'orfanotrofio non può pagare. Abbiamo chiarito chi e come gestisce il denaro.

Dopo questo incontro positivo, abbiamo parlato con gli educatori e i tutori di ognuno di questi bambini prima a Spalato e poi a Castel Luki, a 20 km a nord di Spalato. Abbiamo consegnato ai bambini le varie lettere e pacchettini che gli avevano mandato le "loro" famiglie e ci siamo fermati a giocare un po' con loro fino all'ora di avviarci verso Knin, a 2 ore di distanza, a confine con Bosnia.

Appena arrivate abbiamo deciso di fare qualche visita/consegna alle famiglie "adottate" e così ci siamo fermate alla famiglia B. (4 famiglie fra nonni, figli e nipoti) e alla famiglia M. (vedova con 6 figli). Poi siamo andati a salutare la famiglia A., profughi di Bugojno, dove avremmo dormito. Da lì ci siamo recate dalla famiglia di B. (profughi con 5 figli) dove abbiamo passato la serata scambiandoci informazioni.

Verso le 21.30, nonstante la nostra stanchezza, abbiamo deciso che dovevamo andare alla ricerca dei "nostri" giovani fra i vari bar del centro città. Non abbiamo trovato "i soliti", ma abbiamo conosciuti degli altri giovani che ci raccontavano della disoccupazione totale, la difficoltà di continuare gli studi, il loro futuro così incerto. Siamo rimaste toccate dalla loro apertura così amichevole e dalla loro curiosità di sapere qualcosa dei nostri "mondi". Una ragione in più per rimanere male dell'inerzia nella ricostruzione dell'edificio che deve essere sede del Centro Giovani, di cui anche il nostro gruppo fa parte attiva da due anni e mezzo. Il nostro progetto, stilato con le autorità locali, ACNUR, e un gruppo di volontari croati (Suncokret), comprende una ricca scelta fra formazione professionale e attività per il tempo libero (workshop di computer, musica, lingue, ecc.). Abbiamo anche telefonato alla responsabile del progetto, Vania, che ci ha informato che non lavora più per Suncokret e quindi tutto è fermo (come abbiamo constatato andando a vedere l'edificio).

La mattina seguente Fadila ed io siamo andate alla sede della Croce Rossa Croata per parlare con Lilijana, l'assistente sociale conosciuta negli ultimi viaggi (in ferie) e Josipa, capo del gruppo giovani della Croce Rossa (provisoriamente assente).

Così abbiamo deciso di fare visita alla nuova sede del "pensionato" per gli anziani del famoso Terzo Piano dell'ospedale di Knin, 79 anziani non autosufficienti, per lo più di etnia serba, che erano stati raccolti per le campagne in seguito all'Operazione Tempesta nel 1995. Abbiamo avuto la fortuna di trovare l'edificio (un ex-albergo che è in fase di ristrutturazione) aperto e c'era anche la nuova direttrice. Lei è una vecchia conoscenza di Fadila e lavorava per la Croce Rossa Internazionale, che ha fatto l'opera di raccogliere questi anziani nel '95. E' stata molto felice di sapere della nostra esistenza, non vede l'ora che arriviamo in banda per organizzare delle feste, musica, merende per questi anziani e ci ha fatto vedere tutta la struttura che è praticamente pronta per accogliere gli assistiti. Purtroppo, il governo ha fornito soltanto il minimo per ogni anziano (1 pigiama, 1 paio di lenzuola, 1 asciugamano, ecc.) e la Direttrice è molto preoccupata perché non basteranno (che cosa si metteranno mentre lavano la biancheria sporca?). Chiede il nostro aiuto nel reperire materiale utile al loro funzionamento. Abbiamo lasciato quello che ci era rimasto, destinato proprio al Terzo Piano: medicinali, biancheria intima, pannoloni, asciugamani, lenzuoli, ma servirà molto di più di quello che avevamo con noi! La Direttrice ci è sembrata molto in gamba, ha a cuore questi anziani, ma si trova molto sola (non ha nemmeno una scrivania né un fax) e spera che potremo aiutarla.

Essendo vicine al Comune, siamo andate a salutare il sig. Milanovi, l'Assessore della Cultura e Sport, che è anche l'autorità locale che si occupa del Centro Giovani e che ci ha fatto ottenere tanti permessi nel passato per i nostri concerti, attività con i bambini, ecc. Era una semplice visita di cortesia, tanto per mantenere i buoni rapporti di sempre e lui era molto contento di rivederci e spera di poter aiutarci a realizzare qualcosa nel futuro per i giovani di Knin. Ci ha detto che i lavori sul Centro Giovani dovrebbero ricominciare al più presto.

Dopo questa visita, siamo andate in banca per fare i versamenti delle famiglie italiane per i bambini dell'orfanotrofio (in Italia le banche prendono dalle 23.000 fino a 40.000 lire per un versamento di anche sole 50.000 lire, e allora cerchiamo di fare i versamenti direttamente in Croazia quando questo è possibile).

In seguito, siamo tornate a cercare Josipa, che non era in ufficio ma che abbiamo trovato per strada. Ci aveva promesso entro il 15 agosto un fax con la lista dei giovani che avrebbero dovuto venire in Italia per una settimana di formazione al volontariato, e le abbiamo chiesto perché non lo avesse mandato. Le sue deboli scuse si appoggiavano sulla mancanza di permesso dei genitori e il fatto che lei non avrebbe potuto accompagnare i ragazzi. Comunque, non ci aveva avvisato neanche di questo e ci domandiamo se è l'interlocutore giusto per il nostro lavoro con i giovani di Knin. Più tardi abbiamo telefonato ad un ragazzo, I., che sapevamo a Knin, per sapere come stessero le cose, ma pure lui era abbastanza all'oscuro. Speriamo di poter organizzare questo viaggio per alcuni ragazzi in modo diverso l'anno prossimo.

Prima di ripartire per Spalato siamo passate anche dall'ospedale per far visita al Terzo Piano, portare un po' di riviste italiane a D.e salutare anche gli altri "pazienti". Purtroppo, stavano pulendo e quindi non siamo potute restare a lungo. Tutti erano molto felici di vederci, anche se non avevamo da dargli le sigarette - il vero lusso!

Avevamo un appuntamento con due educatori all'orfanotrofio di Spalato e quindi, salutati gli A., siamo partite. I bambini dell'orfanotrofio erano felicissimi di rivederci, come sempre e, solo dopo la promessa che avremmo giocato con loro più tardi, ci hanno permesso di andare a parlare con G. il tutore di due dei bambini in adozione a distanza, e I. All'ultimo minuto sono arrivati anche D. e S. del gruppo di volontari, Most (ponte), che hanno lavorato con i nostri volontari a Primosten quest'estate. Continuano a visitare i bambini nell'orfanotrofio e riteniamo che questo sia un fatto molto positivo. A questo punto, rischiavo di perdere la nave di ritorno in Italia e quindi abbiamo fatto una corsa verso il porto, baci e abbracci a tutti e sono stata l'ultimo veicolo a salire sulla nave, mentre tutti mi gridavano "tornate presto!".

Nancy Bailey Ferroni


Ringraziamo (a nome dei profughi!) per questi viaggi


- Il Comune di Bagno a Ripoli che mette a disposizione tutti i mezzi per facilitare la raccolta di materiale e l'organizzazione dei viaggi (pubblicizzazione, fax, telefono, posta, fotocopie, ecc.).

- Tutti i gruppi e le famiglie che aderiscono al "Progetto Knin" e coloro che sostengono in modo continuativo famiglie, studenti e bambini dell'orfanotrofio "Maestral" di Spalato, contribuendo con offerte in tempo e denaro.

- Fadila Zoranic per l'indispensabile presenza ed aiuto in loco.

- Tutti gli amici, vecchi e nuovi, che aiutano ad organizzare il materiale e sostengono le iniziative in vari modi. In particolare: il CRC Antella, il gruppo di Grassina, il gruppo di Pescia, Elisabetta Guidotti, la Comunità dell'Immacolata a Montughi di Firenze, la Scuola Nibbi di Grassina, la Ditta Imart, la Casa del Popolo di Calenzano, la Cooperativa Portabagagli di Firenze, il Circolo Martin Luther King, il gruppo "Associazionismo e Volontariato" di San Casciano, la parrocchia di S.M. a Ricorboli.



SPESE SOSTENUTE


Biglietto nave A/R £. 300.000

Spesa carburante £. 183.000

Spesa autostrada A/R £. 17.000

Spesa vitto e alloggio per 4 gg. per 2 £. 110.000

Rimborso spese a Fadila £. 250.000

incluso avanzo per spese __________


TOTALE £. 860.000