RESOCONTO STENOGRAFICO
Discussione dei disegni di legge: Il senatore Giovanelli ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione
orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
Nel Paese si avverte una diffusa preoccupazione e, in qualche caso,
anche un gravissimo allarme di molti cittadini in merito agli effetti,
a tutt'oggi non accertati dalla scienza, provocati dalle onde emesse dai
campi magnetici, elettrici ed elettromagnetici. Il nostro Paese è
intensamente popolato ed ha una rete elettrica di prim'ordine, molto diffusa,
ed una rete per la copertura del segnale della telefonia cellulare tra
le più capillari del mondo. Siamo, infatti, uno dei primi mercati
del mondo per quanto riguarda la telefonia cellulare.
L'Italia ha un sistema molto sviluppato di comunicazione radiotelevisiva,
con moltissimi centri di emissione e di trasmissione. Questo ha determinato,
pressoché in tutte le regioni e in tutte le città, la nascita
di comitati per la difesa dall'inquinamento elettromagnetico. In qualche
caso le preoccupazioni che si nutrono riguardano la salute dei bambini,
la collocazione delle scuole e degli asili nido, che causano fenomeni di
allarme sociale ai quali il Parlamento è chiamato a dare risposta.
Non si tratta di dare il voto a quanto di razionale o di emotivo vi
è nelle reazioni. Non si tratta di sostituirsi agli scienziati nel
valutare - a tutt'oggi è difficile fare valutazioni - le conseguenze
a lungo termine provocate dai campi elettrici ed elettromagnetici. Si tratta,
bensì, di creare un punto di riferimento; di dare una risposta che
consenta di regolare i conflitti in modo migliore; di dare ai cittadini
una sensazione di protezione e di sicurezza e agli operatori dei punti
di riferimento certi, al fine di programmare la gestione e lo sviluppo
di sistemi a rete, essenziali per la modernizzazione del Paese ed anche
indispensabili e necessari come servizi con riferimento alla sfera psicologica.
In sostanza, la discussione e l'approvazione di un disegno di legge
quadro rappresentano il riconoscimento della serietà del problema.
Non si tratta di dare una risposta affermativa o negativa alla domanda
se i campi elettrici ed elettromagnetici siano o meno nocivi per la salute
umana. Si tratta di valutare il quando ed il come; infatti, esiste un problema,
per nulla ideologico ma molto materiale, di quantità e qualità
delle esposizioni.
(Segue GIOVANELLI, relatore). Ovviamente il relatore non
può dare all'Assemblea del Senato alcuna informazione od alcuna
certezza superiore a quelle che le elaborazioni scientifiche ed i ricercatori
hanno saputo mettere in campo. Il Parlamento però, allo stato delle
attuali conoscenze, può fissare princìpi e regole e dare
certezze; può stabilire diritti inderogabili per la protezione,
norme precauzionali più elastiche e programmi di risanamento.
Non si tratta solo della prudenza del buon padre di famiglia, ben nota
al diritto civile, ma del principio di precauzione che l'Unione europea
ha adottato e intende applicare alle politiche sanitarie e, in particolare,
a quelle ambientali.
Da questo punto di vista, l'Italia si colloca, in un certo senso, al
di fuori del coro dei Paesi più sviluppati, ove, in assenza di certezze,
il problema viene non ignorato, ma sostanzialmente rinviato.
Noi invece per ragioni politiche lo affrontiamo: la democrazia deve
rispondere in una certa misura alle preoccupazioni dei cittadini, ovunque
e comunque esistano. Ma c'è anche una questione di sostanza, una
scommessa sulla competitività e la qualità dei sistemi di
rete per la trasmissione dell'energia elettrica, per la trasmissione dei
segnali radiotelevisivi, per la trasmissione dei segnali di telefonia cellulare,
che deve continuare a svilupparsi al di fuori di un angoscioso conflitto
sulla sua compatibilità con diritti essenziali, come quello alla
salute, o con diritti anche più affievoliti, come quello ad un ambiente
non solo vivibile, ma sano e il più vicino possibile all'ambiente
naturale.
Il disegno di legge che proponiamo all'esame dell'Aula, quindi, affronta
come legge quadro tutti questi problemi. Esso è il frutto di un
lungo lavoro della Camera dei deputati, cui ha concorso il Governo, ed
anche di un lavoro non breve della 13a Commissione del Senato,
che ha apportato diverse modifiche all'impianto approvato dalla Camera.
In proposito, desidero subito chiarire che alcuni cambiamenti e miglioramenti
si sono resi necessari perché, nello scorrere del tempo, durante
il lavoro parlamentare - impegnativo proprio perché si tratta di
un provvedimento di avanguardia, di una normativa che non è assunta
in modo unanime a livello comunitario, ma che il nostro Paese assume per
primo - sono intervenute leggi regionali che hanno cercato di disciplinare
la materia ed un'importante sentenza della Corte costituzionale che, legittimando
una legge della regione Veneto, ha praticamente messo in discussione uno
dei punti fondamentali dell'impianto del disegno di legge approvato dalla
Camera dei deputati.
Si trattava poi di affrontare alcuni altri problemi che il testo uscito
dalla Camera lasciava aperti. Il provvedimento che alla fine approda in
Aula migliora il testo licenziato dalla Camera sotto diversi profili. Anzitutto,
lo migliora dal punto di vista di chi chiede più garanzie e più
sicurezza per la salute e per l'ambiente; lo migliora però anche
dal punto di vista di chi chiede maggiore certezza del diritto in una materia
nella quale è del tutto normale il conflitto, a volte localizzato,
esasperato, estremizzato, perfino con risvolti penali non sempre propri,
fine a se stesso ed anche al di sopra della sostanza dei problemi.
Il conflitto tuttavia esprime una tensione sociale che la legge deve
affrontare e regolamentare; quindi, la prima questione che gli emendamenti
proposti dalla Commissione all'Aula cercano di chiarire riguarda la distinzione
fra ciò che in questo testo attiene al diritto alla salute, protetto
ai sensi dell'articolo 32 della Costituzione (un diritto indisponibile,
inderogabile, che deve essere garantito in misura eguale a tutti i cittadini
in tutto il Paese), e la protezione ambientale o quelle misure precauzionali
che attengono anch'esse all'ambiente e alla salute, ma in modo per un verso
più esteso, nel senso che vanno oltre i confini del diritto alla
salute, e per un altro più affievolito, nel senso che naturalmente
non hanno lo stesso contenuto inderogabile e precettivo.
Pertanto, le nuove definizioni degli articoli fondamentali del disegno
di legge consentono di scandire meglio la definizione del criterio fondamentale
di regolazione del conflitto ed anche di definizione dei diritti e doveri
degli operatori, degli enti locali e dei cittadini.
In secondo luogo, le modifiche introdotte dal Senato attengono ai tempi
del risanamento delle situazioni che si ritengono, in misura maggiore o
minore, a rischio. I tempi di risanamento previsti dalla Camera dei deputati
erano di tre anni per quanto riguarda tutte le forme di inquinamento, ad
esclusione degli elettrodotti, per i quali erano di dodici anni. Il testo
che proponiamo al Senato prevede la riduzione da tre a due anni e da dodici
a dieci anni; si cerca così non solo di fare un'operazione di realismo,
ma anche di accelerare tempi che rimangono non brevi. Infatti, non si tratta
soltanto di mappare, accertare, monitorare, vagliare o misurare, ma anche
di ricostruire nuove condizioni e nuovi percorsi per gli elettrodotti,
nuove installazioni per gli impianti per la radiofonia, per la radiotelevisione
e per la telefonia cellulare.
Un punto che ha particolarmente impegnato il confronto con la pubblica
opinione, con le associazioni dei cittadini, con i comitati, ma anche con
il sistema delle autonomie locali e regionali, riguarda la ripartizione
delle competenze. Ho sostenuto - voglio ribadirlo all'Aula cogliendo l'occasione
della relazione - che coloro che hanno detto, sia in sede politica sia
in altre sedi, che il testo approvato dalla 13a Commissione del Senato
aveva snaturato il testo della Camera e aveva segnato un arretramento non
lo hanno letto attentamente, non hanno considerato le parole che vi sono
scritte. Hanno probabilmente fatto un'operazione propagandistica che io
respingo perché, proprio sulla base degli aspetti che ho citato,
è del tutto evidente che il carattere di garanzia dell'ambiente
e della salute del testo che ci accingiamo ad approvare è un progresso
rispetto anche a quello, già molto avanzato, di cui al provvedimento
licenziato dalla Camera.
Tuttavia, su un punto la questione rimane aperta. Su di esso, anche
in questa fase, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula; infatti, oltre
agli emendamenti presentati dalla Commissione ve ne sono altri che io,
come relatore, ho proposto e che esamineremo più avanti nel corso
della discussione, ma che non possono non essere richiamati in questa fase
procedurale. Essi riguardano il rapporto tra Stato e regioni nella definizione
dei limiti ammissibili di inquinamento. La legge ne prevede diversi livelli:
prevede un limite di esposizione, teso a proteggere la salute dagli effetti
acuti dell'inquinamento elettromagnetico; prevede altresì valori
di attenzione e obiettivi di qualità, gli uni posti a tutela di
situazioni derivanti da esposizioni prolungate, magari per particolari
categorie di cittadini (bambini e ragazzi, in strutture come asili nido
e scuole in generale), gli altri posti come obiettivi per il raggiungimento
di livelli di campi elettromagnetici sempre più vicini a quello
naturale. In base al testo della Camera dei deputati, tutti questi limiti
dovevano essere fissati dallo Stato ed essere pertanto uguali e omogenei
in tutto il territorio nazionale.
Ricordo inoltre che restava e resta aperta la questione di quella che
viene chiamata la regolazione localizzativa; infatti, oltre ad un problema
di misurazione di campi magnetici ed elettromagnetici, c'è un problema
di installazione degli impianti, di distanze, di regolazione più
propriamente territoriale e urbanistica, che non può essere assolutamente
centralizzata, ma che deve essere lasciata alle regioni, alle province
e ai comuni, anche perché, secondo l'ordinamento giuridico, spetta
a questi ultimi l'atto più importante, spesso più contestato,
che riguarda questo tipo di impianti e la loro presenza: la loro collocazione
a terra, sul territorio. Su questo punto il testo che si propone è
chiarissimo: spetta alle regioni, e per loro delega alle province e ai
comuni, definire tutto ciò che è regolazione localizzativa,
ma per tutto ciò che riguarda i limiti la sentenza della Corte costituzionale
che ha legittimato la legge regionale del Veneto ha aperto un dibattito
sul fatto che fosse o meno opportuno e lecito, e magari necessario, che
ogni regione, ogni provincia e ogni comune (come ha sostenuto, ad esempio,
la provincia di Bologna) potesse adottare limiti propri.
Ora, per quanto riguarda i limiti di esposizione e i valori di attenzione,
che sono quelli più elevati, mi pare non ci sia più alcun
dubbio che questi debbono essere fissati dallo Stato, come stabiliva il
testo Camera e come ribadisce il testo licenziato dalla Commissione.
Sugli obiettivi di qualità, invece, la discussione è stata
più tesa, piena di equivoci e di ragioni da tutte le parti, proprio
per la sentenza della Corte costituzionale che, in base al principio della
tutela dei cittadini e della tutela della salute, ha ritenuto che in assenza
di una legge quadro - la sentenza è stata emessa in assenza di una
legge quadro - fosse legittimo che ciascuna regione, nell'esercizio delle
proprie competenze in materia sanitaria, fissasse limiti all'inquinamento
elettromagnetico. Ma - come è noto - l'articolo 117 della Costituzione
prevede che possano essere imposti alla legislazione regionale dei limiti
quando si tratti di fatti di interesse nazionale o di tutelare gli interessi
di altre regioni. Quindi, non è in discussione per la Costituzione
il diritto di una legge quadro ad imporre limiti alla legislazione regionale.
Con le proposte che abbiamo approvato in Commissione e che sottoponiamo
alla valutazione dell'Aula abbiamo detto che non solo è legittimo
ma è anche opportuno, perché - come ho ricordato - sia per
quanto riguarda la telefonia cellulare, sia per quanto riguarda la radiotelevisione,
sia per quanto concerne l'elettricità, si tratta di sistemi a rete,
di sistemi che riguardano servizi essenziali, di sistemi che per essere
funzionali difficilmente consentono smagliature, di sistemi che per essere
progettati ad alto livello e magari raggiungere il massimo livello di efficienza
e di qualità proprio dal punto di vista delle situazioni ambientali,
della sicurezza e della salute devono avere degli standard precisi
cui parametrare la ricerca, la progettazione, l'innovazione tecnologica.
Ma il motivo più rilevante per il quale ritengo sia opportuna
la soluzione proposta di un regime omogeneo, ancorché concertato
tra Stato e regioni, è il fatto che c'è un'eguaglianza di
diritti e responsabilità dei cittadini. Se gli obiettivi di qualità,
pur non essendo attinenti al diritto alla salute, sono tuttavia limiti
tesi a proteggere, sia pure in via precauzionale, l'ambiente e la salute,
per quale motivo non dovrebbe esserci in tutto il territorio questa uguaglianza
di diritti e di responsabilità? Come si può spiegare ad un
cittadino, ad esempio, di Ancona che un cittadino di un'altra città
ha diritto di pretendere un livello di inquinamento più basso di
quello che egli può pretendere? Dubito della legittimità
di questa impostazione, se c'è un vago contenuto sanitario in tutto
ciò.
Ritengo anzi che - proprio sotto il profilo ambientalista - ci sia una
contraddizione nel ritenere che ogni zona, ogni realtà, ogni quartiere
debba proteggersi in proprio. Non credo che sia il caso di dare spazio
ad egoismi territoriali ed anche immobiliari, per cui una determinata zona,
un determinato comune, un determinato quartiere o addirittura un condominio
debba avere diritto alla fornitura di energia, alla copertura cellulare,
alla copertura del segnale radiofonico e televisivo senza farsi minimamente
carico degli oneri, anche in termini di campi elettromagnetici, che tutto
ciò comporta, in una sorta di "sindrome nimbi", di Cobas dell'ambiente
per cui si sostiene che tutto l'inquinamento deve andare nel campo del
vicino e tutti i vantaggi possono venire nel proprio.
Quindi, il bisogno di una regolazione unitaria nasce da una problematica
che investe criteri di uguaglianza, diritti e responsabilità ai
fini dell'autorevolezza della protezione. Essa non vi sarebbe ove esistesse
un regime differenziato, che non costituirebbe una regola bensì
un vestito di Arlecchino in cui i limiti più bassi delegittimerebbero
quelli più alti e, viceversa, i più alti delegittimerebbero
quelli più bassi.
In questo modo si svilupperebbe una grande conflittualità in
cui prospererebbe sicuramente chi vive di conflittualità ma certamente
non l'autorevolezza della legge, tanto meno la certezza del diritto, la
protezione della salute e l'innovazione tecnologica che ha bisogno di riferimenti
molto precisi.
Per questo motivo abbiamo sostenuto che la definizione dei limiti debba
essere stabilita dal Governo sulla base di un'intesa con la Conferenza
Stato-regioni e che, in assenza di tale intesa, lo Stato debba procedere
in proprio. Il potere regionale è riconosciuto, ma assorbito e valorizzato
nell'ambito di una protezione omogenea.
A tutti coloro che hanno espresso alcune osservazioni in proposito,
faccio presente che si tratta di una misura non meno ambientalista e protettiva
della salute di quanto non sia dire che ognuno può regolarsi come
meglio crede. In questo modo non si stabilirebbe una regola ma si affermerebbe
la legge del più forte o del più fortunato e, soprattutto,
vi sarebbe una rinuncia da parte delle pubbliche amministrazioni a svolgere
un proprio ruolo.
Altra cosa è la regolazione localizzativa. Nel definire gli obiettivi
di qualità, in base ad un emendamento che sottoponiamo alla valutazione
dell'Assemblea, introduciamo una netta distinzione tra la regolazione localizzativa
e la definizione dei limiti dei campi.
Concludo questa relazione, che non si limita ad illustrare il disegno
di legge ma intende soprattutto dare conto delle modifiche proposte dalla
13a Commissione nel passaggio del provvedimento dalla Camera al Senato,
ricordando che l'articolo 90 della legge finanziaria interviene sulla materia
in modo utilmente complementare, riservando una quota delle risorse derivanti
dall'asta per l'assegnazione delle licenze UMTS alla ricerca scientifica
in materia di tutela dagli effetti prodotti sulla salute dai campi elettromagnetici
e di innovazione tecnologica per quanto riguarda la riduzione dell'impatto
ambientale degli impianti di trasmissione di campi elettrici, magnetici
ed elettromagnetici.
Si completa così il quadro della legge, arrivando a una dotazione
finanziaria notevole che consentirà di dare effettività non
solo alle norme immediatamente precettive che questo provvedimento contiene,
ma anche alle norme programmatiche quali sono quelle che prevedono i piani
di risanamento che, a livello nazionale e regionale, devono essere predisposti
per quanto riguarda sia gli elettrodotti (con diverse competenze a seconda
dei diversi voltaggi) sia gli impianti di trasmissione radiotelevisiva
e di telefonia cellulare.
Il testo di legge al nostro esame definisce chiaramente il sistema dei
controlli facendo capo essenzialmente all'Agenzia nazionale per la protezione
dell'ambiente ed è coerente con l'impostazione che dovrebbe avere
un provvedimento che ha un contenuto sanitario ma che è essenzialmente
di tutela ambientale, con una competenza primaria delle Commissioni ambiente,
del Ministro e del Sottosegretario di Stato per l'ambiente.
Le normative sanitarie incluse in questo provvedimento ne costituiscono
solo una parte e possono definirsi tutelate ai sensi dell'articolo 32 della
Costituzione. La gran parte del corpo del disegno di legge è frutto
invece dell'applicazione del principio di precauzione; si tratta infatti
di uno dei provvedimenti che dà maggiormente consistenza a tale
principio.
L'ultima considerazione riguarda gli oneri finanziari. Ovviamente, poiché
il provvedimento non fissa limiti al riguardo ma ne delega la definizione
al Governo, sarà nella responsabilità di quest'ultimo stabilirli,
determinando una maggiore o minore onerosità dei risanamenti.
Certamente, come è stato detto e scritto, i risanamenti - in
particolare quelli degli elettrodotti e delle cabine elettriche - comporteranno
un costo che non potrà non scaricarsi anche sulle tariffe elettriche.
Tuttavia, è un costo dilazionato nel tempo che, in qualche misura,
non va considerato a se stante in quanto consentirà l'innovazione
della rete elettrica e potrà essere ammortizzato con il normale
ammortamento degli impianti. E', a mio parere, un costo sopportabile ed
è una sfida di qualità di questi sistemi che un Paese come
l'Italia deve affrontare.
La scommessa di questa legge è quella di consentire all'Italia
di essere e di continuare ad essere uno dei Paesi a più alta efficienza
energetica, con un ottimo sistema di trasmissione e di produzione dell'energia,
un Paese che ha il record del mercato della telefonia cellulare
e che, tuttavia, ha anche il record dei livelli di protezione dall'inquinamento
elettromagnetico.
Oggi non siamo in grado di dire tutto sugli effetti di tale inquinamento
e proprio per questo possiamo licenziare una normativa che ci consenta
di dire ai cittadini italiani che il Parlamento ha fatto interamente il
suo dovere e ha applicato il principio di precauzione al livello più
elevato. (Applausi dai Gruppi DS e PPI e del senatore
Vertone Grimaldi).
È iscritto a parlare il senatore Lorenzi. Ne ha facoltà.
Ricordo che diversi anni fa ho iniziato a battagliare contro l'inquinamento
elettromagnetico e, in particolare, ricordo una interrogazione presentata
in materia nel 1993. Ebbene, in quel periodo circolava un certo spirito
non critico ma di derisione generale sul problema dell'inquinamento elettromagnetico
da elettrodotti ad alta tensione. Oggi il passo in avanti che si è
compiuto è notevole, semplicemente perché se non altro la
questione non viene più derisa: si comincia a prendere atto che
il problema è serio e che deve essere affrontato e addirittura bisogna
farlo con cifre astronomiche. Infatti, si parla di circa 50.000 miliardi
per il risanamento, da investire nel corso dei prossimi dieci anni.
Probabilmente, come sempre, la verità sta nel mezzo e oggi, di
fronte alla necessità di adottare provvedimenti all'avanguardia
nella legislazione nazionale che facciano luce e segnino la strada anche
a livello internazionale, di fronte a questa opportunità c'è
da chiedersi come è meglio porsi nei confronti dell'opinione pubblica.
Purtroppo, lo spettacolo a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi non
è dei migliori. Vorrei ricordare brevemente alcuni titoli "sparati"
sulla stampa nazionale: "Elettrosmog, troppi allarmismi fondati sul nulla",
oppure "Il catastrofismo è un'arma elettorale", titolo di un articolo
che porta alla ribalta il professor Battaglia e che afferma, tra l'altro,
che sono in gioco forti interessi dei politici che intendono gestire ingenti
somme. E ancora, sono apparsi altri titoli: "L'astrofisico assolve l'ammazza-ecologisti",
cioè il professor Battaglia, e "Campi elettromagnetici, confermati
i sospetti di pericolo", titolo, quest'ultimo, a mio parere più
fondato, pubblicato dal "Corriere della Sera". Inoltre, "Il Sole-24 ore"
di ieri pubblicava: "Mina elettrosmog sulle bollette", e con questo si
ritorna al discorso dell'onere finanziario.
Di fronte a tale situazione, che appare chiaramente confusa, e che è
dovuta all'ignoranza con la quale, purtroppo, continuiamo ad affrontare
tanti problemi, vorrei ricordare in sintesi di cosa stiamo parlando, soffermandomi
innanzitutto sulle basse frequenze, cioè sull'inquinamento da elettrodotti,
ad alta tensione.
Gli elettrodotti trasferiscono corrente alternata ad altissimo voltaggio,
corrente che genera campi magnetici variabili. Questi ultimi sono fonte
di correnti elettriche indotte.
Ecco quello di cui stiamo parlando. Non mi rivolgo solamente ai colleghi,
ma anche ai cittadini che hanno la bontà di ascoltarmi in qualche
modo, non so quale. Queste correnti elettriche indotte possono scorrere
nei vari conduttori, compresi i corpi umani. Ora, non è detto che
una corrente che scorre generi grossi effetti nocivi, però conosciamo
i grossi effetti nocivi di altri tipi di fenomeni fisici come quelli, dovuti
a ionizzazione, di radiazioni ionizzanti o di particelle atomiche ionizzanti.
L'ignoranza con cui ci stiamo muovendo a livello sperimentale forse
è anche dovuta al fatto che stiamo affrontando i fenomeni separatamente.
Ad esempio, si considera da una parte l'inquinamento elettromagnetico e
dall'altra, separatamente, l'inquinamento da radon, che, per ammissione
dell'Organizzazione mondiale della sanità, è classificato
quale agente cancerogeno.
Faccio un esempio che potrebbe anche essere sbagliato, tanto per rendere
l'idea. Consideriamo insieme l'inquinamento da radon e quello elettromagnetico.
L'inquinamento da radon è dovuto a particelle alfa, nuclei di elio
che sono ionizzanti, cioè entrano nel corpo umano attraverso inalazione
e ionizzano, quindi distruggono la molecola, producendo particelle elettricamente
cariche che, se soggette ad un campo che tende a farle muovere, danno luogo
alla corrente indotta. Ebbene, se si considera una corrente indotta di
particelle elettricamente cariche proveniente da molecole del corpo umano,
dovuta al campo magnetico variabile, con l'associazione di una ionizzazione
per altra causa (ho fatto l'esempio del radon, ma ce ne possono essere
altri), si avrebbe una combinazione che potrebbe essere deleteria e produrre
degli effetti veramente nocivi alla salute.
Da tanti pulpiti sono state espresse molte certezze, che invece mi stupiscono
e pertanto vorrei respingerle, invitando alla cautela e alla prudenza,
affinché si considerino le varie possibilità e si potenzi
invece la ricerca scientifica completa, ad ampio raggio, per accertare
i meccanismi con cui si producono certi effetti.
Tra l'altro, ricordo che, per quanto riguarda i campi elettromagnetici,
stiamo parlando di un argomento che è affrontato ancora a livello
empirico dal punto di vista degli effetti, nel senso che non si riesce
a descrivere dettagliatamente il comportamento di un campo elettromagnetico
in un determinato ambiente, perché ci sono talmente tante variabili
che le soluzioni delle equazioni di Maxwell in ambienti con particolari
permeabilità magnetiche diventano difficili, se non impossibili.
Allora, una volta accertato che c'è un campo magnetico variabile
che produce correnti potenzialmente nocive, occorre valutare come si può
intervenire per schermarle. Tecnicamente ciò è possibile.
Anni fa, fra le varie interrogazioni che proposi nel Parlamento italiano,
presentai con altri colleghi un documento al Consiglio d'Europa (proposta
di risoluzione n. 7752 del febbraio del 1997). Ebbi purtroppo il dispiacere
di leggere, in una lettera che faceva riferimento a questo documento, che
quanto si proponeva in termini di interramento dei cavi ad alta tensione
non aveva alcun effetto sulla riduzione dei campi magnetici che potevano
essere nocivi.
Si dà il caso che i campi magnetici siano legati ad una costante
di permeabilità magnetica (ricordo l'equazione: B = ?
x H, dove ? indica il coefficiente di permeabilita' magnetica che attiene
al materiale attraversato dal flusso).
Ora è chiaro che se abbiamo della gran terra intorno a dei cavi,
la permeabilità magnetica del terreno non è uguale a quella
dell?aria. Infatti, a distanze identiche dalla linea dell?impianto, sappiamo
che per l?interramento abbiamo un effetto di soglia indubbiamente minore.
Ma rientriamo piuttosto velocemente, signor Presidente, sull?argomento
del disegno di legge al nostro esame, perché esso è molto
importante specialmente all?articolo 4 e sarà ancora più
importante se verrà trasformato in legge e tradotto attraverso esecuzioni
e fissazioni di limiti che siano, ahimè, veramente di tutela della
salute. Infatti, la legge che noi stiamo per affrontare ha lo scopo essenziale
di tutelare la salute e non l?ambiente in generale e ha anche la funzione
di permettere agli enti locali di svolgere un loro ruolo protagonista importante,
com?è stato quello riconosciuto dalla sentenza della Corte costituzionale
n. 382 del 1999 per il Veneto.
C?è da dire che in questo disegno di legge ci sono definizioni
che sembrano apparentemente di poco conto, ma su cui poi andiamo a giocare
tutto il significato profondo dei limiti di soglia che provvederemo a fissare.
Mi riferisco all?articolo 3, dove si definiscono il limite di esposizione,
il valore di attenzione, l?obiettivo di qualità. Ebbene, queste
sono definizioni molto importanti, che devono fare riferimento alla salute
e ai valori che praticamente sono quelli che ci vengono dagli studi che
sono stati fatti ormai a tappeto e che, anche in base al principio di precauzionalità
accettato ed inserito nel Trattato dell?Unione europea, ci spingono ad
andare verso livelli, come quelli sostenuti dal CO.NA.CEM, che siano tali
da dare la massima tranquillità.
Allora, per andare a livelli di questo genere, sarebbe bene incominciare
col rammentare criticamente quella che era la politica dell?ENEL fino a
pochi anni fa. Infatti, finché si continuava a dire "il lupo non
c?è, il lupo non c?è, il lupo non c?è", è chiaro
che si poteva continuare a costruire tutto il costruibile secondo i criteri
antichi, senza mettere minimamente in discussione megaprogetti di vario
genere, progetti impiantati e progettati secondo i criteri dei decenni
passati. Ne vorrei ricordare uno, ad esempio: il progetto Striano a Napoli,
che prevedeva una megastazione di 380.000 volt (380 Kv), che ha creato
una resistenza fortissima nella popolazione.
C?è da prendere atto che, di fronte al problema che abbiamo davanti,
è necessario iniziare con una strategia di lungo respiro; una strategia
anche di tempi lunghi, ma che cominci da adesso in poi a cambiare le cose,
a fare intervenire in modo diverso. Certo, c?è tutto il problema
del pregresso ed è evidente che tale pregresso deve essere risanato.
Possiamo anche pensare che dieci anni siano un periodo di tempo ragionevole
per poter risanare; al limite, potrebbe anche essere più lungo.
L?importante è che d?ora innanzi si prenda atto che c?è la
necessità di intervenire in modo da creare una nuova condizione
di sviluppo e di tutela, tenendo conto di tutte quelle linee minori che
circondano le nostre abitazioni, tenendo conto che vi è una variabile
in più nella nostra vita quotidiana che deve essere misurata.
La variabile che produce queste correnti è chiaramente quella
del campo magnetico. Signor Presidente, lei mi sta guardando come se volesse
avvertirmi che il tempo è quasi scaduto. Voglio accontentarla concludendo
il mio intervento - prima che lei mi interrompa - con un appello. Dopo
che è emersa la consapevolezza (mi riferisco alle importanti posizioni
del ministro Micheli) dell'assurdità di continuare a costruire come
si era fatto in passato, dovrebbe emergere la consapevolezza della necessità
di cambiare registro anche in ragione di quel gusto del bello che credo
stia a cuore a tutti noi. Non è piacevole per alcuno osservare ampie
metropoli circondate da enormi tralicci, vedere la penisola attraversata
in lungo e il largo da tralicci che portano elettrodotti.
Esistono probabilmente soluzioni scientifiche all'avanguardia, capaci
di migliorare l'impatto ambientale e la schermatura è un obiettivo
da perseguire. Si tratta di coniugare ciò che soltanto l'innovazione
tecnologica può produrre con la tutela dei valori ambientali, culturali
e storici della nostra penisola. Vorrei ricordare il problema di Recanati,
quando si è tentato di erigere una decina di pali proprio sull'ermo
colle dell'Infinito di Leopardi. Signor Presidente, credo sia possibile
sommare questi aspetti e migliorare, con alcuni mirati emendamenti, il
testo del disegno di legge in esame.
Si tratta di iniziare un processo lungo, come quello della riforma scolastica.
Non è un discorso preelettorale, ma un processo - che non deve creare
allarmi perché i problemi esistenti non sono così rilevanti
come un certo allarmismo sembra far intravedere - capace di dare garanzie
superiori, nel medio e nel lungo periodo, a tutta la popolazione italiana.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Maggi. Ne ha facoltà.
E' da sottolineare che negli ultimi anni sono stati compiuti innumerevoli
progressi circa gli effetti che producono sull'uomo i campi elettromagnetici;
per cui è disponibile una grande mole di risultati sperimentali
che dimostrano come i campi elettromagnetici possono provocare diversi
effetti biologico-sanitari, la cui portata dipende da numerosi fattori,
primi fra tutti la frequenza ed il livello di esposizione al campo elettromagnetico.
Ed è da questa mole di lavoro che si è intesi partire
per risolvere il problema più arduo: individuare i livelli di esposizione,
e quindi di inquinamento, ai quali la popolazione può essere esposta
senza conseguenze negative per la propria salute. La difficoltà
risiede nel fatto che alcuni studi sono contraddittori e lasciano dubbi
interpretativi, in particolare sul possibile ruolo dei campi elettromagnetici
nello sviluppo di certi tipi di tumore.
Lo stesso istituto americano della sanità ha rilasciato sull'argomento
un volume di circa 500 pagine, definendo il campo magnetico prodotto dalle
linee elettriche come possibile ma non provato fattore di cancerogenicità
e classificandolo in una categoria in cui sono presenti circa 200 sostanze
sospette tra cui il caffè.
Quindi, ad una valutazione scientifica molto accurata viene riconosciuto
un effetto-impatto, ma non specifico e non rilevante. A questi criteri
di scientificità si è attenuta la Commissione della Comunità
europea che il 12 luglio 1999 ha emanato la raccomandazione n. 519 agli
Stati membri, affinché nell'adottare normative di protezione facciano
propri quelli adottati dalla Commissione internazionale per la protezione
dalle radiazioni non ionizzanti.
Questa raccomandazione è stata approvata da tutti i Governi della
Comunità europea tranne che da quello italiano. Il motivo è
che il Governo italiano, il 10 settembre 1998, ha approvato il decreto
n. 381 del Ministro dell'ambiente, recante una normativa ancora più
restrittiva rispetto alla raccomandazione dell'Unione europea avendo adottato
fattori cautelativi aggiuntivi in funzione della frequenza.
La Comunità europea, intanto, ha riconosciuto l'importanza di
rispondere in modo scientifico ai dubbi che ancora permangono, sicché
ha finanziato una serie di ricerche in laboratori di alta qualificazione.
In ogni caso all'Italia non è sufficiente un decreto ministeriale
- mi riferisco al decreto n. 381 del 1998 - per colmare il vuoto normativo
in questo settore, che afferisce sia al conflitto di attribuzioni fra Stato,
regioni e province autonome sia alla certezza del diritto.
Di qui la necessità di una legge come unico mezzo idoneo ad ottenere
un quadro normativo completo ed organico per la tutela dall'inquinamento
elettromagnetico. A noi occorre una legge capace di armonizzare l'inserimento
nel territorio nazionale di tutti gli impianti tecnologici da cui derivano
le radiazioni elettromagnetiche con gli aspetti economico-sociali connessi
allo sviluppo delle strutture produttive di un moderno Paese industrializzato
e con la necessità di salvaguardare la salute dei cittadini, il
paesaggio e l'ambiente.
Con questo spirito si è inteso affrontare il disegno di legge
n. 4273, approvato alla Camera dei deputati il 14 ottobre 1999 e trasmesso
alla Presidenza del Senato il giorno successivo. Nella 13a Commissione
del Senato si è affrontato il problema tenendo da conto due princìpi
ed evitando la loro contrapposizione: il principio della certezza scientifica
e quello della precauzione; sicché questa normativa, necessaria
ancorché complessa, deve servire a contemperare questi due princìpi,
ipotizzando di regolamentare in modo diverso rischi a breve e a lungo termine
e incentivando la ricerca scientifica pubblica e trasparente.
Incidentalmente, signor Sottosegretario, dobbiamo lamentare la circostanza
che il Governo abbia fatto circolare schemi di decreto in cui si propone
l'introduzione dell'abbattimento dei valori delle esposizioni ai campi
non ionizzanti sia in riferimento ai limiti di esposizione sia ai valori
di attenzione sia agli obiettivi di qualità, con un riferimento
aggiuntivo e più restrittivo rispetto al decreto n. 381 del 1998;
mi riferisco ai valori limite dell'induzione magnetica che, ancorché
non formalizzati, hanno condizionato l'intero lavoro della 13a
Commissione.
In ogni caso si è voluto cogliere il lato positivo di questo
espediente, letto come approccio cautelativo mirato a delineare strategie
di abbattimento delle esposizioni che comportino costi accettabili dalla
collettività, tenendo particolarmente da conto gli spazi destinati
all'infanzia, alle strutture sanitarie e, in senso più vasto, l'ambiente
entro il quale le umane attività si svolgono.
A fronte di quanto sopra la 13a Commissione, vista la complessità
della materia, prima di esaminare gli articoli del disegno di legge ha
inteso procedere alle audizioni di istituti, enti e associazioni per un
miglior approfondimento del quadro complessivo.
Gli elementi di criticità si sono registrati nella valutazione
del rischio potenziale e nella definizione dei limiti, lamentando i gestori
come i limiti di induzione proposti siano oltremodo restrittivi rispetto
alla normativa attualmente vigente, che pure è la più avanzata
a livello europeo e internazionale nella difesa della salute e dell'ambiente.
Il gestore delle radiofrequenze, in particolare, nel sottolineare le
difficoltà che si incontrano nelle attività di implementazione
della rete, sollecita un accordo di programma con gli enti territoriali
che sarebbe teso, da un lato, a garantire una seria e credibile risposta
all'opinione pubblica, mediante attività di monitoraggio, informazione
e comunicazione; dall'altro lato, a dare agli operatori procedure più
snelle per la realizzazione degli impianti.
L'ENEL, per parte sua, sottolinea come l'introduzione dei limiti proposti
dagli schemi di decreto sarebbe di difficile applicazione tecnica e determinerebbe
un pesantissimo impatto sull'intero sistema elettrico, sia in termini di
ristrutturazione che di gestione, riflettendosi in termini economici su
tutto il comparto produttivo nazionale.
Fa da contrappunto alle preoccupazioni dei gestori una nota del ministro
Mattioli riportata sul "Corriere della Sera" nell'edizione del 21 maggio
2000. Egli asserisce che le onde elettromagnetiche provocano una profonda,
significativa e documentata variazione biologica sulle cellule. Su questo
purtroppo - continua il Ministro - dubbi non ce ne sono. E' necessario
andare oltre la conta dei cadaveri da elettrosmog. Il problema non è
solo di cancro, ma dell'alterazione del sistema immunitario.
E' evidente che queste posizioni estreme, diametralmente opposte, non
consentono di cogliere quei segnali propositivi necessari e sinergici che
pure ci saremmo attesi dal presidente dell'ENEL Testa e dal ministro Mattioli,
entrambi con profonda cultura ambientalista. Saremmo curiosi di sapere
se le preoccupazioni del presidente Testa siano condivise dal Ministro
del tesoro, azionista unico dell'ENEL. Identica curiosità ci induce
a chiedere se quanto con tanta enfasi è stato denunciato dal ministro
per le politiche comunitarie Mattioli sia condiviso dal ministro della
sanità professor Veronesi che, sulla scientificità della
relazione causa-effetto, in passato ha manifestato le sue perplessità.
Ci sarebbe da chiedersi perché mai la stessa enfasi non viene
posta dal ministro Mattioli, dal ministro Bordon e dai colleghi Verdi nella
lotta contro il fumo, che pure li avrebbe dovuti vedere in trincea mentre
sono in sospetta retroguardia, avendo questa maggioranza lasciato solo
il ministro della sanità professor Veronesi a difendere il suo disegno
di legge finalizzato a ridurre l'inquinamento da fumo prodotto dal consumo
di sigarette. Queste, sì, che provocano danni gravissimi alla salute,
così com'è scientificamente ed inoppugnabilmente dimostrato.
Su questa materia c'è un momento necessario di riflessione e, per
qualche verso, anche di inquietudine.
In ogni caso, tornando al disegno di legge alla nostra attenzione, vogliamo
ricordare che, alle certezze scientifiche del ministro Mattioli in tema
di danni alla salute provocati dai danni elettromagnetici, ha replicato
sempre sul "Corriere della Sera" il professor Adelfio Cardinale dell'Università
di Palermo, presidente della società italiana di radiologia medica.
Dice il professor Cardinale: "Queste affermazioni fatte dal ministro Mattioli
destano sorpresa e stupiscono aggiuntivamente le certezze del Ministro
in un campo nel quale, a tutt'oggi, l'unico dato certo è che non
vi sono certezze. Purtroppo" - prosegue - "negli ultimi due decenni il
problema dei possibili effetti biologici di radiazioni non ionizzanti è
affrontato con due impostazioni opposte ed entrambe lontane dalle evidenze
scientifiche, disinteresse ed allarmismo".
Invero, dal punto di vista del rigore scientifico, bisogna continuare
a studiare gli effetti delle esposizioni ai campi elettromagnetici, procedendo
con metodologie di indagine valide e riproducibili. In ogni caso, signor
Presidente, mentre studi e ricerche vanno avanti è necessario, senza
allarmismi, che si prosegua con la legge quadro al nostro esame, che dovrà
consentire, per un verso, di programmare e sottoporre a controllo preventivo
le installazioni, e per altro verso di realizzare, auspichiamo, una sorta
di catasto degli impianti per verificarne la tenuta nel tempo ed i rischi
pregressi e successivi.
A tale proposito, mi sia consentito riprendere alcuni concetti condivisi
e che di seguito riassumo, rappresentando il pensiero di Alleanza Nazionale.
La difesa della salute dei cittadini dai danni derivanti dall'inquinamento
elettromagnetico è diventato bene imprenscindibile e indisponibile.
Certo, individuare con precisione entità e qualità dei rischi
dovuti alla prolungata esposizione alle fonti elettromagnetiche è
oggi ancora difficile, ma che i rischi vi siano è indubbio. Vale
dunque anche in questo campo il principio di precauzione, che è
essenziale valore giuridico, culturale e morale. Quando le applicazioni
della scienza presentano rischi non prevedibili e non controllabili, la
moratoria è un imperativo etico. In questo caso si tratta, in presenza
di incognite assai temibili, di imporre vincoli sacrosanti, di rispettare
limiti saggi, di applicare regole intelligenti, perché in gioco
c'è la salute di tutti.
Orbene, signor Presidente, mi sia consentito sottolineare che ci attendiamo
qualcosa in più dal Governo sul versante dei campi elettromagnetici:
se con le loro radiazioni essi costituiscono un pericolo per la salute
pubblica, è evidente che il loro contenimento deve ritenersi solo
un intervento emergenziale. L'obiettivo deve essere altro.
Sarà opportuno che l'Italia si muova decisa in questo inizio
di secolo lungo la direttrice della ricerca che, come primo passo, approfondisca
l'ipotesi concreta del trasporto energetico mediante fotodotti in alternativa
agli attuali elettrodotti. Non ritengo che tale idea sia poi tanto avveniristica,
signor Presidente, perché l'energia alternativa a quella elettronica
ritengo dovrà essere quella fotonica, che per la sua natura non
produce campi elettromagnetici. Sicché poter convertire queste energie
consentirebbe come primo passo il trasferimento di energia con fluenza
fotonica rispettando l'attuale distribuzione con fluenza elettronica nei
centri abitati, nei servizi pubblici e nelle utenze private, in attesa
di una auspicata avanzata dell'ingegneria fotonica. Ecco allora la necessità
di proseguire la ricerca, già da altri intrapresa, su materiali
ottici non lineari, nonché su studi e progetti di dispositivi di
conversione energetica da fluenza fotonica a quella elettronica e viceversa,
come si è detto innanzi.
(Segue MAGGI). Visto che l'inquinamento è materia
di cogente attualità e che dall'Aja ci sono giunte drammatiche denunce
sullo stato del mondo, mi sia consentita una ulteriore raccomandazione,
indirizzata verso la ricerca dell'energia nucleare da fusione termica,
quale quella stellare e quella cosmica, in sostituzione di quella attuale
petrolifera, chiaramente dannosa per la salute dell'umanità e di
ogni specie animale e vegetale, sconvolgente per l'equilibrio del sistema
termodinamico del pianeta.
Avviandomi a concludere, devo dire che è in verità imbarazzante
dover prendere atto di come il calendario dei lavori del Senato contempli
la sola discussione generale del disegno di legge n. 4273, mentre è
ancora da definire la data dell'esame dell'articolato e del voto conclusivo.
Eppure la 13a Commissione ha licenziato all'inizio dell'estate
il provvedimento, sicché è problematica questa prolungata
anticamera. Lo stesso Presidente della Commissione, senatore Giovanelli,
a metà novembre in un comunicato stampa definiva "una situazione
imbarazzante" quella che si è determinata al Senato con la mancata
approvazione della legge quadro sull'elettrosmog, aggiungendo che "il fatto
che la legge non sia ancora all'ordine del giorno è inquietante.
Vorrei escludere" - aggiunge il presidente Giovanelli - "una volontà
politica in questa direzione, ma è difficile farlo".
Ritengo a questo punto che si sia legittimati a chiedere al senatore
Giovanelli a quale tipo di inquietudine facesse riferimento e contro quale
volontà politica puntasse l'indice accusatore. Vorremmo sapere di
più perché il senatore Giovanelli, presidente della 13a
Commissione del Senato, ha denunciato all'opinione pubblica un'inquietante
volontà politica che frena l'iter di questa legge.
Il senatore Giovanelli lancia chiari segnali a 360 gradi, allorché
dichiara: "O va all'ordine del giorno entro Natale oppure se ne parla a
gennaio. E a quel punto la legge è fortemente a rischio". A dire
il vero, prima dell'approvazione della finanziaria presumiamo che questa
legge non sarà varata, legge della quale ci è consentita
la sola discussione generale, - anzi mi pare che ci si sia ridotti ad un
paio di interventi sol perché si incardini il provvedimento - legge
che è stata richiesta con rulli di tamburo dal segretario dei Democratici
di Sinistra, onorevole Veltroni, al Presidente del Senato, ma che operativamente
è appena qualcosa più di niente. Purtuttavia, dovrà
servire ad acquietare l'opinione pubblica.
Orbene, se le cose stanno in questa maniera si affaccia la scorciatoia
minacciata dal senatore Giovanelli: bisogna che il Governo emani il decreto
in cui sono fissati i limiti.
Signora Presidente, solleviamo un dubbio anche noi di Alleanza nazionale
in merito all'inquietante volontà politica protesa a frenare l'iter
di questa legge: che non sia lo scontro in atto tra il ministro dell'industria,
onorevole Letta, e l'amministratore delegato dell'ENEL, dottor Tatò,
causa di questi ritardi. Tra queste due ampie autorità si sono aperti
più fronti, sui quali si stanno scambiando colpi durissimi. Il primo
fronte è riferito ai tempi entro cui devono avvenire le cessioni
delle centrali ENEL, il cui valore si aggira attorno ai 12.000 miliardi,
ai privati, se questo debba avvenire prima delle elezioni, come vorrebbe
il ministro Letta, oppure entro il 2002, secondo il "decreto Bersani",
richiamato dal dottor Tatò.
Il secondo fronte è quello relativo alle cessioni delle reti
elettriche cittadine alle aziende elettriche municipalizzate, che non ha
trovato soluzione entro settembre, secondo il citato "decreto Bersani",
per cui tutto slitta a marzo, parrebbe con malcelata soddisfazione del
dottor Tatò.
Il terzo fronte si chiama CIP6, ed è il piano di incentivazioni
per la creazione di nuove centrali. L'operazione, nelle sue macchinose
articolazioni, è fortemente voluta dal ministro Letta, mentre è
osteggiata dall'amministratore delegato dell'ENEL, che la ritiene antieconomica.
Se questo è lo scenario, le inquietudini del senatore Giovanelli
sono comprensibili. Se siamo fuori strada, è lo stesso senatore
Giovanelli che deve sgombrare il campo dai sospetti e dalle nebbie.
Alleanza nazionale chiede che questo disegno di legge trovi la sua corsia
preferenziale per una tempestiva e razionale conclusione, stabilito che
dovrà tornare all'esame della Camera per una terza lettura, per
cui non c'è più tempo da perdere.
Concludendo, signor Presidente, dichiaro che Alleanza nazionale auspica
che questo disegno di legge si incanali nell'alveo della trasparenza e
della chiarezza politica e che sia l'Aula del Senato il luogo deputato
alle esternazioni e ai chiarimenti. Ciò sarà sicuramente
salutare per tutti. Sappiamo benissimo che lungo questo percorso si confrontano
due distinte e, a volte, contrastanti identità: la scienza che guarda
al precipuo obiettivo della difesa della salute pubblica, la scienza che
guarda anche agli enormi interessi economici in gioco. Noi riteniamo che
la soluzione sarà tanto più vicina quanto più saremo
consapevoli della giustezza sociale del problema.
Concludendo, signora Presidente, siccome mi giunge voce che immediatamente
dopo la finanziaria è presumibile che venga all'esame dell'Aula
il disegno di legge relativo alla riforma elettorale, che a noi risulta
essere tuttora bloccato in Commissione, per quanto attiene ad Alleanza
Nazionale siamo qui per discutere il disegno di legge in questo periodo
senza interruzione. Quindi, se la volontà politica del Governo è
di chiudere la parentesi "inquinamento elettromagnetico", lunedì
20 potremmo tranquillamente continuare la discussione del disegno di legge
che, per quel che ci riguarda, potrebbe essere licenziato dal Senato prima
di Natale.
Chiedo sinceramente scusa per aver abusato del vostro tempo. (Applausi
dal Gruppo AN. Congratulazioni.).