RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente MANCINO

Discussione dei disegni di legge:

(4273)Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici(Approvato dalla Camera dei deputati)

(2149)DE CAROLIS e DUVA. -Normativa nazionale in materia di prevenzione dell?inquinamento da onde elettromagnetiche generate da impianti fissi per telefonia mobile e per emittenza radiotelevisiva

(2687)RIPAMONTI ed altri. -Norme per la prevenzione dei danni alla salute e all?ambiente prodotti da inquinamento elettromagnetico

(3071)CÒ ed altri. -Norme per la tutela dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici

(4147)SPECCHIA ed altri. -Legge quadro sull?inquinamento elettromagnetico. Disposizioni per la progettazione, l?installazione, l?uso e la diffusione commerciale di apparecchiature elettriche e per telecomunicazioni generanti sorgenti di radiazioni non ionizzanti

(4188)BONATESTA. -Legge quadro sull?inquinamento elettromagnetico

(4315)SEMENZATO. -Obbligo di segnalazione dei rischi alla salute derivanti dai campi elettromagnetici emessi dagli apparati di telefonia cellulare

(Relazione orale)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge n. 4273, già approvato dalla Camera dei deputati, e nn. 2149, 2687, 3071, 4147, 4188 e 4315.

Il senatore Giovanelli ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

GIOVANELLIrelatore. Signor Presidente, è molto importante che la nostra Assemblea esamini il provvedimento sull'inquinamento elettromagnetico.

Nel Paese si avverte una diffusa preoccupazione e, in qualche caso, anche un gravissimo allarme di molti cittadini in merito agli effetti, a tutt'oggi non accertati dalla scienza, provocati dalle onde emesse dai campi magnetici, elettrici ed elettromagnetici. Il nostro Paese è intensamente popolato ed ha una rete elettrica di prim'ordine, molto diffusa, ed una rete per la copertura del segnale della telefonia cellulare tra le più capillari del mondo. Siamo, infatti, uno dei primi mercati del mondo per quanto riguarda la telefonia cellulare.

L'Italia ha un sistema molto sviluppato di comunicazione radiotelevisiva, con moltissimi centri di emissione e di trasmissione. Questo ha determinato, pressoché in tutte le regioni e in tutte le città, la nascita di comitati per la difesa dall'inquinamento elettromagnetico. In qualche caso le preoccupazioni che si nutrono riguardano la salute dei bambini, la collocazione delle scuole e degli asili nido, che causano fenomeni di allarme sociale ai quali il Parlamento è chiamato a dare risposta.

Non si tratta di dare il voto a quanto di razionale o di emotivo vi è nelle reazioni. Non si tratta di sostituirsi agli scienziati nel valutare - a tutt'oggi è difficile fare valutazioni - le conseguenze a lungo termine provocate dai campi elettrici ed elettromagnetici. Si tratta, bensì, di creare un punto di riferimento; di dare una risposta che consenta di regolare i conflitti in modo migliore; di dare ai cittadini una sensazione di protezione e di sicurezza e agli operatori dei punti di riferimento certi, al fine di programmare la gestione e lo sviluppo di sistemi a rete, essenziali per la modernizzazione del Paese ed anche indispensabili e necessari come servizi con riferimento alla sfera psicologica.

In sostanza, la discussione e l'approvazione di un disegno di legge quadro rappresentano il riconoscimento della serietà del problema. Non si tratta di dare una risposta affermativa o negativa alla domanda se i campi elettrici ed elettromagnetici siano o meno nocivi per la salute umana. Si tratta di valutare il quando ed il come; infatti, esiste un problema, per nulla ideologico ma molto materiale, di quantità e qualità delle esposizioni.

Presidenza del vice presidente ROGNONI

(Segue GIOVANELLI, relatore). Ovviamente il relatore non può dare all'Assemblea del Senato alcuna informazione od alcuna certezza superiore a quelle che le elaborazioni scientifiche ed i ricercatori hanno saputo mettere in campo. Il Parlamento però, allo stato delle attuali conoscenze, può fissare princìpi e regole e dare certezze; può stabilire diritti inderogabili per la protezione, norme precauzionali più elastiche e programmi di risanamento.

Non si tratta solo della prudenza del buon padre di famiglia, ben nota al diritto civile, ma del principio di precauzione che l'Unione europea ha adottato e intende applicare alle politiche sanitarie e, in particolare, a quelle ambientali.

Da questo punto di vista, l'Italia si colloca, in un certo senso, al di fuori del coro dei Paesi più sviluppati, ove, in assenza di certezze, il problema viene non ignorato, ma sostanzialmente rinviato.

Noi invece per ragioni politiche lo affrontiamo: la democrazia deve rispondere in una certa misura alle preoccupazioni dei cittadini, ovunque e comunque esistano. Ma c'è anche una questione di sostanza, una scommessa sulla competitività e la qualità dei sistemi di rete per la trasmissione dell'energia elettrica, per la trasmissione dei segnali radiotelevisivi, per la trasmissione dei segnali di telefonia cellulare, che deve continuare a svilupparsi al di fuori di un angoscioso conflitto sulla sua compatibilità con diritti essenziali, come quello alla salute, o con diritti anche più affievoliti, come quello ad un ambiente non solo vivibile, ma sano e il più vicino possibile all'ambiente naturale.

Il disegno di legge che proponiamo all'esame dell'Aula, quindi, affronta come legge quadro tutti questi problemi. Esso è il frutto di un lungo lavoro della Camera dei deputati, cui ha concorso il Governo, ed anche di un lavoro non breve della 13a Commissione del Senato, che ha apportato diverse modifiche all'impianto approvato dalla Camera. In proposito, desidero subito chiarire che alcuni cambiamenti e miglioramenti si sono resi necessari perché, nello scorrere del tempo, durante il lavoro parlamentare - impegnativo proprio perché si tratta di un provvedimento di avanguardia, di una normativa che non è assunta in modo unanime a livello comunitario, ma che il nostro Paese assume per primo - sono intervenute leggi regionali che hanno cercato di disciplinare la materia ed un'importante sentenza della Corte costituzionale che, legittimando una legge della regione Veneto, ha praticamente messo in discussione uno dei punti fondamentali dell'impianto del disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati.

Si trattava poi di affrontare alcuni altri problemi che il testo uscito dalla Camera lasciava aperti. Il provvedimento che alla fine approda in Aula migliora il testo licenziato dalla Camera sotto diversi profili. Anzitutto, lo migliora dal punto di vista di chi chiede più garanzie e più sicurezza per la salute e per l'ambiente; lo migliora però anche dal punto di vista di chi chiede maggiore certezza del diritto in una materia nella quale è del tutto normale il conflitto, a volte localizzato, esasperato, estremizzato, perfino con risvolti penali non sempre propri, fine a se stesso ed anche al di sopra della sostanza dei problemi.

Il conflitto tuttavia esprime una tensione sociale che la legge deve affrontare e regolamentare; quindi, la prima questione che gli emendamenti proposti dalla Commissione all'Aula cercano di chiarire riguarda la distinzione fra ciò che in questo testo attiene al diritto alla salute, protetto ai sensi dell'articolo 32 della Costituzione (un diritto indisponibile, inderogabile, che deve essere garantito in misura eguale a tutti i cittadini in tutto il Paese), e la protezione ambientale o quelle misure precauzionali che attengono anch'esse all'ambiente e alla salute, ma in modo per un verso più esteso, nel senso che vanno oltre i confini del diritto alla salute, e per un altro più affievolito, nel senso che naturalmente non hanno lo stesso contenuto inderogabile e precettivo.

Pertanto, le nuove definizioni degli articoli fondamentali del disegno di legge consentono di scandire meglio la definizione del criterio fondamentale di regolazione del conflitto ed anche di definizione dei diritti e doveri degli operatori, degli enti locali e dei cittadini.

In secondo luogo, le modifiche introdotte dal Senato attengono ai tempi del risanamento delle situazioni che si ritengono, in misura maggiore o minore, a rischio. I tempi di risanamento previsti dalla Camera dei deputati erano di tre anni per quanto riguarda tutte le forme di inquinamento, ad esclusione degli elettrodotti, per i quali erano di dodici anni. Il testo che proponiamo al Senato prevede la riduzione da tre a due anni e da dodici a dieci anni; si cerca così non solo di fare un'operazione di realismo, ma anche di accelerare tempi che rimangono non brevi. Infatti, non si tratta soltanto di mappare, accertare, monitorare, vagliare o misurare, ma anche di ricostruire nuove condizioni e nuovi percorsi per gli elettrodotti, nuove installazioni per gli impianti per la radiofonia, per la radiotelevisione e per la telefonia cellulare.

Un punto che ha particolarmente impegnato il confronto con la pubblica opinione, con le associazioni dei cittadini, con i comitati, ma anche con il sistema delle autonomie locali e regionali, riguarda la ripartizione delle competenze. Ho sostenuto - voglio ribadirlo all'Aula cogliendo l'occasione della relazione - che coloro che hanno detto, sia in sede politica sia in altre sedi, che il testo approvato dalla 13a Commissione del Senato aveva snaturato il testo della Camera e aveva segnato un arretramento non lo hanno letto attentamente, non hanno considerato le parole che vi sono scritte. Hanno probabilmente fatto un'operazione propagandistica che io respingo perché, proprio sulla base degli aspetti che ho citato, è del tutto evidente che il carattere di garanzia dell'ambiente e della salute del testo che ci accingiamo ad approvare è un progresso rispetto anche a quello, già molto avanzato, di cui al provvedimento licenziato dalla Camera.

Tuttavia, su un punto la questione rimane aperta. Su di esso, anche in questa fase, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula; infatti, oltre agli emendamenti presentati dalla Commissione ve ne sono altri che io, come relatore, ho proposto e che esamineremo più avanti nel corso della discussione, ma che non possono non essere richiamati in questa fase procedurale. Essi riguardano il rapporto tra Stato e regioni nella definizione dei limiti ammissibili di inquinamento. La legge ne prevede diversi livelli: prevede un limite di esposizione, teso a proteggere la salute dagli effetti acuti dell'inquinamento elettromagnetico; prevede altresì valori di attenzione e obiettivi di qualità, gli uni posti a tutela di situazioni derivanti da esposizioni prolungate, magari per particolari categorie di cittadini (bambini e ragazzi, in strutture come asili nido e scuole in generale), gli altri posti come obiettivi per il raggiungimento di livelli di campi elettromagnetici sempre più vicini a quello naturale. In base al testo della Camera dei deputati, tutti questi limiti dovevano essere fissati dallo Stato ed essere pertanto uguali e omogenei in tutto il territorio nazionale.

Ricordo inoltre che restava e resta aperta la questione di quella che viene chiamata la regolazione localizzativa; infatti, oltre ad un problema di misurazione di campi magnetici ed elettromagnetici, c'è un problema di installazione degli impianti, di distanze, di regolazione più propriamente territoriale e urbanistica, che non può essere assolutamente centralizzata, ma che deve essere lasciata alle regioni, alle province e ai comuni, anche perché, secondo l'ordinamento giuridico, spetta a questi ultimi l'atto più importante, spesso più contestato, che riguarda questo tipo di impianti e la loro presenza: la loro collocazione a terra, sul territorio. Su questo punto il testo che si propone è chiarissimo: spetta alle regioni, e per loro delega alle province e ai comuni, definire tutto ciò che è regolazione localizzativa, ma per tutto ciò che riguarda i limiti la sentenza della Corte costituzionale che ha legittimato la legge regionale del Veneto ha aperto un dibattito sul fatto che fosse o meno opportuno e lecito, e magari necessario, che ogni regione, ogni provincia e ogni comune (come ha sostenuto, ad esempio, la provincia di Bologna) potesse adottare limiti propri.

Ora, per quanto riguarda i limiti di esposizione e i valori di attenzione, che sono quelli più elevati, mi pare non ci sia più alcun dubbio che questi debbono essere fissati dallo Stato, come stabiliva il testo Camera e come ribadisce il testo licenziato dalla Commissione.

Sugli obiettivi di qualità, invece, la discussione è stata più tesa, piena di equivoci e di ragioni da tutte le parti, proprio per la sentenza della Corte costituzionale che, in base al principio della tutela dei cittadini e della tutela della salute, ha ritenuto che in assenza di una legge quadro - la sentenza è stata emessa in assenza di una legge quadro - fosse legittimo che ciascuna regione, nell'esercizio delle proprie competenze in materia sanitaria, fissasse limiti all'inquinamento elettromagnetico. Ma - come è noto - l'articolo 117 della Costituzione prevede che possano essere imposti alla legislazione regionale dei limiti quando si tratti di fatti di interesse nazionale o di tutelare gli interessi di altre regioni. Quindi, non è in discussione per la Costituzione il diritto di una legge quadro ad imporre limiti alla legislazione regionale.

Con le proposte che abbiamo approvato in Commissione e che sottoponiamo alla valutazione dell'Aula abbiamo detto che non solo è legittimo ma è anche opportuno, perché - come ho ricordato - sia per quanto riguarda la telefonia cellulare, sia per quanto riguarda la radiotelevisione, sia per quanto concerne l'elettricità, si tratta di sistemi a rete, di sistemi che riguardano servizi essenziali, di sistemi che per essere funzionali difficilmente consentono smagliature, di sistemi che per essere progettati ad alto livello e magari raggiungere il massimo livello di efficienza e di qualità proprio dal punto di vista delle situazioni ambientali, della sicurezza e della salute devono avere degli standard precisi cui parametrare la ricerca, la progettazione, l'innovazione tecnologica.

Ma il motivo più rilevante per il quale ritengo sia opportuna la soluzione proposta di un regime omogeneo, ancorché concertato tra Stato e regioni, è il fatto che c'è un'eguaglianza di diritti e responsabilità dei cittadini. Se gli obiettivi di qualità, pur non essendo attinenti al diritto alla salute, sono tuttavia limiti tesi a proteggere, sia pure in via precauzionale, l'ambiente e la salute, per quale motivo non dovrebbe esserci in tutto il territorio questa uguaglianza di diritti e di responsabilità? Come si può spiegare ad un cittadino, ad esempio, di Ancona che un cittadino di un'altra città ha diritto di pretendere un livello di inquinamento più basso di quello che egli può pretendere? Dubito della legittimità di questa impostazione, se c'è un vago contenuto sanitario in tutto ciò.

Ritengo anzi che - proprio sotto il profilo ambientalista - ci sia una contraddizione nel ritenere che ogni zona, ogni realtà, ogni quartiere debba proteggersi in proprio. Non credo che sia il caso di dare spazio ad egoismi territoriali ed anche immobiliari, per cui una determinata zona, un determinato comune, un determinato quartiere o addirittura un condominio debba avere diritto alla fornitura di energia, alla copertura cellulare, alla copertura del segnale radiofonico e televisivo senza farsi minimamente carico degli oneri, anche in termini di campi elettromagnetici, che tutto ciò comporta, in una sorta di "sindrome nimbi", di Cobas dell'ambiente per cui si sostiene che tutto l'inquinamento deve andare nel campo del vicino e tutti i vantaggi possono venire nel proprio.

Quindi, il bisogno di una regolazione unitaria nasce da una problematica che investe criteri di uguaglianza, diritti e responsabilità ai fini dell'autorevolezza della protezione. Essa non vi sarebbe ove esistesse un regime differenziato, che non costituirebbe una regola bensì un vestito di Arlecchino in cui i limiti più bassi delegittimerebbero quelli più alti e, viceversa, i più alti delegittimerebbero quelli più bassi.

In questo modo si svilupperebbe una grande conflittualità in cui prospererebbe sicuramente chi vive di conflittualità ma certamente non l'autorevolezza della legge, tanto meno la certezza del diritto, la protezione della salute e l'innovazione tecnologica che ha bisogno di riferimenti molto precisi.

Per questo motivo abbiamo sostenuto che la definizione dei limiti debba essere stabilita dal Governo sulla base di un'intesa con la Conferenza Stato-regioni e che, in assenza di tale intesa, lo Stato debba procedere in proprio. Il potere regionale è riconosciuto, ma assorbito e valorizzato nell'ambito di una protezione omogenea.

A tutti coloro che hanno espresso alcune osservazioni in proposito, faccio presente che si tratta di una misura non meno ambientalista e protettiva della salute di quanto non sia dire che ognuno può regolarsi come meglio crede. In questo modo non si stabilirebbe una regola ma si affermerebbe la legge del più forte o del più fortunato e, soprattutto, vi sarebbe una rinuncia da parte delle pubbliche amministrazioni a svolgere un proprio ruolo.

Altra cosa è la regolazione localizzativa. Nel definire gli obiettivi di qualità, in base ad un emendamento che sottoponiamo alla valutazione dell'Assemblea, introduciamo una netta distinzione tra la regolazione localizzativa e la definizione dei limiti dei campi.

Concludo questa relazione, che non si limita ad illustrare il disegno di legge ma intende soprattutto dare conto delle modifiche proposte dalla 13a Commissione nel passaggio del provvedimento dalla Camera al Senato, ricordando che l'articolo 90 della legge finanziaria interviene sulla materia in modo utilmente complementare, riservando una quota delle risorse derivanti dall'asta per l'assegnazione delle licenze UMTS alla ricerca scientifica in materia di tutela dagli effetti prodotti sulla salute dai campi elettromagnetici e di innovazione tecnologica per quanto riguarda la riduzione dell'impatto ambientale degli impianti di trasmissione di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici.

Si completa così il quadro della legge, arrivando a una dotazione finanziaria notevole che consentirà di dare effettività non solo alle norme immediatamente precettive che questo provvedimento contiene, ma anche alle norme programmatiche quali sono quelle che prevedono i piani di risanamento che, a livello nazionale e regionale, devono essere predisposti per quanto riguarda sia gli elettrodotti (con diverse competenze a seconda dei diversi voltaggi) sia gli impianti di trasmissione radiotelevisiva e di telefonia cellulare.

Il testo di legge al nostro esame definisce chiaramente il sistema dei controlli facendo capo essenzialmente all'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente ed è coerente con l'impostazione che dovrebbe avere un provvedimento che ha un contenuto sanitario ma che è essenzialmente di tutela ambientale, con una competenza primaria delle Commissioni ambiente, del Ministro e del Sottosegretario di Stato per l'ambiente.

Le normative sanitarie incluse in questo provvedimento ne costituiscono solo una parte e possono definirsi tutelate ai sensi dell'articolo 32 della Costituzione. La gran parte del corpo del disegno di legge è frutto invece dell'applicazione del principio di precauzione; si tratta infatti di uno dei provvedimenti che dà maggiormente consistenza a tale principio.

L'ultima considerazione riguarda gli oneri finanziari. Ovviamente, poiché il provvedimento non fissa limiti al riguardo ma ne delega la definizione al Governo, sarà nella responsabilità di quest'ultimo stabilirli, determinando una maggiore o minore onerosità dei risanamenti.

Certamente, come è stato detto e scritto, i risanamenti - in particolare quelli degli elettrodotti e delle cabine elettriche - comporteranno un costo che non potrà non scaricarsi anche sulle tariffe elettriche. Tuttavia, è un costo dilazionato nel tempo che, in qualche misura, non va considerato a se stante in quanto consentirà l'innovazione della rete elettrica e potrà essere ammortizzato con il normale ammortamento degli impianti. E', a mio parere, un costo sopportabile ed è una sfida di qualità di questi sistemi che un Paese come l'Italia deve affrontare.

La scommessa di questa legge è quella di consentire all'Italia di essere e di continuare ad essere uno dei Paesi a più alta efficienza energetica, con un ottimo sistema di trasmissione e di produzione dell'energia, un Paese che ha il record del mercato della telefonia cellulare e che, tuttavia, ha anche il record dei livelli di protezione dall'inquinamento elettromagnetico.

Oggi non siamo in grado di dire tutto sugli effetti di tale inquinamento e proprio per questo possiamo licenziare una normativa che ci consenta di dire ai cittadini italiani che il Parlamento ha fatto interamente il suo dovere e ha applicato il principio di precauzione al livello più elevato. (Applausi dai Gruppi DS e PPI e del senatore Vertone Grimaldi).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Lorenzi. Ne ha facoltà.

*LORENZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per varie ragioni sono molto contento di trovarmi di fronte a questo disegno di legge. Indubbiamente stiamo vivendo un momento di grande progresso.

Ricordo che diversi anni fa ho iniziato a battagliare contro l'inquinamento elettromagnetico e, in particolare, ricordo una interrogazione presentata in materia nel 1993. Ebbene, in quel periodo circolava un certo spirito non critico ma di derisione generale sul problema dell'inquinamento elettromagnetico da elettrodotti ad alta tensione. Oggi il passo in avanti che si è compiuto è notevole, semplicemente perché se non altro la questione non viene più derisa: si comincia a prendere atto che il problema è serio e che deve essere affrontato e addirittura bisogna farlo con cifre astronomiche. Infatti, si parla di circa 50.000 miliardi per il risanamento, da investire nel corso dei prossimi dieci anni.

Probabilmente, come sempre, la verità sta nel mezzo e oggi, di fronte alla necessità di adottare provvedimenti all'avanguardia nella legislazione nazionale che facciano luce e segnino la strada anche a livello internazionale, di fronte a questa opportunità c'è da chiedersi come è meglio porsi nei confronti dell'opinione pubblica.

Purtroppo, lo spettacolo a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi non è dei migliori. Vorrei ricordare brevemente alcuni titoli "sparati" sulla stampa nazionale: "Elettrosmog, troppi allarmismi fondati sul nulla", oppure "Il catastrofismo è un'arma elettorale", titolo di un articolo che porta alla ribalta il professor Battaglia e che afferma, tra l'altro, che sono in gioco forti interessi dei politici che intendono gestire ingenti somme. E ancora, sono apparsi altri titoli: "L'astrofisico assolve l'ammazza-ecologisti", cioè il professor Battaglia, e "Campi elettromagnetici, confermati i sospetti di pericolo", titolo, quest'ultimo, a mio parere più fondato, pubblicato dal "Corriere della Sera". Inoltre, "Il Sole-24 ore" di ieri pubblicava: "Mina elettrosmog sulle bollette", e con questo si ritorna al discorso dell'onere finanziario.

Di fronte a tale situazione, che appare chiaramente confusa, e che è dovuta all'ignoranza con la quale, purtroppo, continuiamo ad affrontare tanti problemi, vorrei ricordare in sintesi di cosa stiamo parlando, soffermandomi innanzitutto sulle basse frequenze, cioè sull'inquinamento da elettrodotti, ad alta tensione.

Gli elettrodotti trasferiscono corrente alternata ad altissimo voltaggio, corrente che genera campi magnetici variabili. Questi ultimi sono fonte di correnti elettriche indotte.

Ecco quello di cui stiamo parlando. Non mi rivolgo solamente ai colleghi, ma anche ai cittadini che hanno la bontà di ascoltarmi in qualche modo, non so quale. Queste correnti elettriche indotte possono scorrere nei vari conduttori, compresi i corpi umani. Ora, non è detto che una corrente che scorre generi grossi effetti nocivi, però conosciamo i grossi effetti nocivi di altri tipi di fenomeni fisici come quelli, dovuti a ionizzazione, di radiazioni ionizzanti o di particelle atomiche ionizzanti.

L'ignoranza con cui ci stiamo muovendo a livello sperimentale forse è anche dovuta al fatto che stiamo affrontando i fenomeni separatamente. Ad esempio, si considera da una parte l'inquinamento elettromagnetico e dall'altra, separatamente, l'inquinamento da radon, che, per ammissione dell'Organizzazione mondiale della sanità, è classificato quale agente cancerogeno.

Faccio un esempio che potrebbe anche essere sbagliato, tanto per rendere l'idea. Consideriamo insieme l'inquinamento da radon e quello elettromagnetico. L'inquinamento da radon è dovuto a particelle alfa, nuclei di elio che sono ionizzanti, cioè entrano nel corpo umano attraverso inalazione e ionizzano, quindi distruggono la molecola, producendo particelle elettricamente cariche che, se soggette ad un campo che tende a farle muovere, danno luogo alla corrente indotta. Ebbene, se si considera una corrente indotta di particelle elettricamente cariche proveniente da molecole del corpo umano, dovuta al campo magnetico variabile, con l'associazione di una ionizzazione per altra causa (ho fatto l'esempio del radon, ma ce ne possono essere altri), si avrebbe una combinazione che potrebbe essere deleteria e produrre degli effetti veramente nocivi alla salute.

Da tanti pulpiti sono state espresse molte certezze, che invece mi stupiscono e pertanto vorrei respingerle, invitando alla cautela e alla prudenza, affinché si considerino le varie possibilità e si potenzi invece la ricerca scientifica completa, ad ampio raggio, per accertare i meccanismi con cui si producono certi effetti.

Tra l'altro, ricordo che, per quanto riguarda i campi elettromagnetici, stiamo parlando di un argomento che è affrontato ancora a livello empirico dal punto di vista degli effetti, nel senso che non si riesce a descrivere dettagliatamente il comportamento di un campo elettromagnetico in un determinato ambiente, perché ci sono talmente tante variabili che le soluzioni delle equazioni di Maxwell in ambienti con particolari permeabilità magnetiche diventano difficili, se non impossibili.

Allora, una volta accertato che c'è un campo magnetico variabile che produce correnti potenzialmente nocive, occorre valutare come si può intervenire per schermarle. Tecnicamente ciò è possibile. Anni fa, fra le varie interrogazioni che proposi nel Parlamento italiano, presentai con altri colleghi un documento al Consiglio d'Europa (proposta di risoluzione n. 7752 del febbraio del 1997). Ebbi purtroppo il dispiacere di leggere, in una lettera che faceva riferimento a questo documento, che quanto si proponeva in termini di interramento dei cavi ad alta tensione non aveva alcun effetto sulla riduzione dei campi magnetici che potevano essere nocivi.

Si dà il caso che i campi magnetici siano legati ad una costante di permeabilità magnetica (ricordo l'equazione: B = ? x H, dove ? indica il coefficiente di permeabilita' magnetica che attiene al materiale attraversato dal flusso).

Ora è chiaro che se abbiamo della gran terra intorno a dei cavi, la permeabilità magnetica del terreno non è uguale a quella dell?aria. Infatti, a distanze identiche dalla linea dell?impianto, sappiamo che per l?interramento abbiamo un effetto di soglia indubbiamente minore.

Ma rientriamo piuttosto velocemente, signor Presidente, sull?argomento del disegno di legge al nostro esame, perché esso è molto importante specialmente all?articolo 4 e sarà ancora più importante se verrà trasformato in legge e tradotto attraverso esecuzioni e fissazioni di limiti che siano, ahimè, veramente di tutela della salute. Infatti, la legge che noi stiamo per affrontare ha lo scopo essenziale di tutelare la salute e non l?ambiente in generale e ha anche la funzione di permettere agli enti locali di svolgere un loro ruolo protagonista importante, com?è stato quello riconosciuto dalla sentenza della Corte costituzionale n. 382 del 1999 per il Veneto.

C?è da dire che in questo disegno di legge ci sono definizioni che sembrano apparentemente di poco conto, ma su cui poi andiamo a giocare tutto il significato profondo dei limiti di soglia che provvederemo a fissare. Mi riferisco all?articolo 3, dove si definiscono il limite di esposizione, il valore di attenzione, l?obiettivo di qualità. Ebbene, queste sono definizioni molto importanti, che devono fare riferimento alla salute e ai valori che praticamente sono quelli che ci vengono dagli studi che sono stati fatti ormai a tappeto e che, anche in base al principio di precauzionalità accettato ed inserito nel Trattato dell?Unione europea, ci spingono ad andare verso livelli, come quelli sostenuti dal CO.NA.CEM, che siano tali da dare la massima tranquillità.

Allora, per andare a livelli di questo genere, sarebbe bene incominciare col rammentare criticamente quella che era la politica dell?ENEL fino a pochi anni fa. Infatti, finché si continuava a dire "il lupo non c?è, il lupo non c?è, il lupo non c?è", è chiaro che si poteva continuare a costruire tutto il costruibile secondo i criteri antichi, senza mettere minimamente in discussione megaprogetti di vario genere, progetti impiantati e progettati secondo i criteri dei decenni passati. Ne vorrei ricordare uno, ad esempio: il progetto Striano a Napoli, che prevedeva una megastazione di 380.000 volt (380 Kv), che ha creato una resistenza fortissima nella popolazione.

C?è da prendere atto che, di fronte al problema che abbiamo davanti, è necessario iniziare con una strategia di lungo respiro; una strategia anche di tempi lunghi, ma che cominci da adesso in poi a cambiare le cose, a fare intervenire in modo diverso. Certo, c?è tutto il problema del pregresso ed è evidente che tale pregresso deve essere risanato. Possiamo anche pensare che dieci anni siano un periodo di tempo ragionevole per poter risanare; al limite, potrebbe anche essere più lungo. L?importante è che d?ora innanzi si prenda atto che c?è la necessità di intervenire in modo da creare una nuova condizione di sviluppo e di tutela, tenendo conto di tutte quelle linee minori che circondano le nostre abitazioni, tenendo conto che vi è una variabile in più nella nostra vita quotidiana che deve essere misurata.

La variabile che produce queste correnti è chiaramente quella del campo magnetico. Signor Presidente, lei mi sta guardando come se volesse avvertirmi che il tempo è quasi scaduto. Voglio accontentarla concludendo il mio intervento - prima che lei mi interrompa - con un appello. Dopo che è emersa la consapevolezza (mi riferisco alle importanti posizioni del ministro Micheli) dell'assurdità di continuare a costruire come si era fatto in passato, dovrebbe emergere la consapevolezza della necessità di cambiare registro anche in ragione di quel gusto del bello che credo stia a cuore a tutti noi. Non è piacevole per alcuno osservare ampie metropoli circondate da enormi tralicci, vedere la penisola attraversata in lungo e il largo da tralicci che portano elettrodotti.

Esistono probabilmente soluzioni scientifiche all'avanguardia, capaci di migliorare l'impatto ambientale e la schermatura è un obiettivo da perseguire. Si tratta di coniugare ciò che soltanto l'innovazione tecnologica può produrre con la tutela dei valori ambientali, culturali e storici della nostra penisola. Vorrei ricordare il problema di Recanati, quando si è tentato di erigere una decina di pali proprio sull'ermo colle dell'Infinito di Leopardi. Signor Presidente, credo sia possibile sommare questi aspetti e migliorare, con alcuni mirati emendamenti, il testo del disegno di legge in esame.

Si tratta di iniziare un processo lungo, come quello della riforma scolastica. Non è un discorso preelettorale, ma un processo - che non deve creare allarmi perché i problemi esistenti non sono così rilevanti come un certo allarmismo sembra far intravedere - capace di dare garanzie superiori, nel medio e nel lungo periodo, a tutta la popolazione italiana.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Maggi. Ne ha facoltà.

MAGGI. Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, è relativamente recente l'attenzione che i Governi hanno principiato a porre riguardo ai possibili danni dovuti a sorgenti di radiazioni non ionizzanti. Risale, infatti, all'aprile del 1992 il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che prende in considerazione l'esposizione delle popolazioni ai campi elettrico e magnetico, prodotti dalle trasmissioni di energia elettrica alla frequenza industriale, cioè dei 50 hertz, lasciando tuttavia scoperte tutte le altre frequenze.

E' da sottolineare che negli ultimi anni sono stati compiuti innumerevoli progressi circa gli effetti che producono sull'uomo i campi elettromagnetici; per cui è disponibile una grande mole di risultati sperimentali che dimostrano come i campi elettromagnetici possono provocare diversi effetti biologico-sanitari, la cui portata dipende da numerosi fattori, primi fra tutti la frequenza ed il livello di esposizione al campo elettromagnetico.

Ed è da questa mole di lavoro che si è intesi partire per risolvere il problema più arduo: individuare i livelli di esposizione, e quindi di inquinamento, ai quali la popolazione può essere esposta senza conseguenze negative per la propria salute. La difficoltà risiede nel fatto che alcuni studi sono contraddittori e lasciano dubbi interpretativi, in particolare sul possibile ruolo dei campi elettromagnetici nello sviluppo di certi tipi di tumore.

Lo stesso istituto americano della sanità ha rilasciato sull'argomento un volume di circa 500 pagine, definendo il campo magnetico prodotto dalle linee elettriche come possibile ma non provato fattore di cancerogenicità e classificandolo in una categoria in cui sono presenti circa 200 sostanze sospette tra cui il caffè.

Quindi, ad una valutazione scientifica molto accurata viene riconosciuto un effetto-impatto, ma non specifico e non rilevante. A questi criteri di scientificità si è attenuta la Commissione della Comunità europea che il 12 luglio 1999 ha emanato la raccomandazione n. 519 agli Stati membri, affinché nell'adottare normative di protezione facciano propri quelli adottati dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti.

Questa raccomandazione è stata approvata da tutti i Governi della Comunità europea tranne che da quello italiano. Il motivo è che il Governo italiano, il 10 settembre 1998, ha approvato il decreto n. 381 del Ministro dell'ambiente, recante una normativa ancora più restrittiva rispetto alla raccomandazione dell'Unione europea avendo adottato fattori cautelativi aggiuntivi in funzione della frequenza.

La Comunità europea, intanto, ha riconosciuto l'importanza di rispondere in modo scientifico ai dubbi che ancora permangono, sicché ha finanziato una serie di ricerche in laboratori di alta qualificazione.

In ogni caso all'Italia non è sufficiente un decreto ministeriale - mi riferisco al decreto n. 381 del 1998 - per colmare il vuoto normativo in questo settore, che afferisce sia al conflitto di attribuzioni fra Stato, regioni e province autonome sia alla certezza del diritto.

Di qui la necessità di una legge come unico mezzo idoneo ad ottenere un quadro normativo completo ed organico per la tutela dall'inquinamento elettromagnetico. A noi occorre una legge capace di armonizzare l'inserimento nel territorio nazionale di tutti gli impianti tecnologici da cui derivano le radiazioni elettromagnetiche con gli aspetti economico-sociali connessi allo sviluppo delle strutture produttive di un moderno Paese industrializzato e con la necessità di salvaguardare la salute dei cittadini, il paesaggio e l'ambiente.

Con questo spirito si è inteso affrontare il disegno di legge n. 4273, approvato alla Camera dei deputati il 14 ottobre 1999 e trasmesso alla Presidenza del Senato il giorno successivo. Nella 13a Commissione del Senato si è affrontato il problema tenendo da conto due princìpi ed evitando la loro contrapposizione: il principio della certezza scientifica e quello della precauzione; sicché questa normativa, necessaria ancorché complessa, deve servire a contemperare questi due princìpi, ipotizzando di regolamentare in modo diverso rischi a breve e a lungo termine e incentivando la ricerca scientifica pubblica e trasparente.

Incidentalmente, signor Sottosegretario, dobbiamo lamentare la circostanza che il Governo abbia fatto circolare schemi di decreto in cui si propone l'introduzione dell'abbattimento dei valori delle esposizioni ai campi non ionizzanti sia in riferimento ai limiti di esposizione sia ai valori di attenzione sia agli obiettivi di qualità, con un riferimento aggiuntivo e più restrittivo rispetto al decreto n. 381 del 1998; mi riferisco ai valori limite dell'induzione magnetica che, ancorché non formalizzati, hanno condizionato l'intero lavoro della 13a Commissione.

In ogni caso si è voluto cogliere il lato positivo di questo espediente, letto come approccio cautelativo mirato a delineare strategie di abbattimento delle esposizioni che comportino costi accettabili dalla collettività, tenendo particolarmente da conto gli spazi destinati all'infanzia, alle strutture sanitarie e, in senso più vasto, l'ambiente entro il quale le umane attività si svolgono.

A fronte di quanto sopra la 13a Commissione, vista la complessità della materia, prima di esaminare gli articoli del disegno di legge ha inteso procedere alle audizioni di istituti, enti e associazioni per un miglior approfondimento del quadro complessivo.

Gli elementi di criticità si sono registrati nella valutazione del rischio potenziale e nella definizione dei limiti, lamentando i gestori come i limiti di induzione proposti siano oltremodo restrittivi rispetto alla normativa attualmente vigente, che pure è la più avanzata a livello europeo e internazionale nella difesa della salute e dell'ambiente.

Il gestore delle radiofrequenze, in particolare, nel sottolineare le difficoltà che si incontrano nelle attività di implementazione della rete, sollecita un accordo di programma con gli enti territoriali che sarebbe teso, da un lato, a garantire una seria e credibile risposta all'opinione pubblica, mediante attività di monitoraggio, informazione e comunicazione; dall'altro lato, a dare agli operatori procedure più snelle per la realizzazione degli impianti.

L'ENEL, per parte sua, sottolinea come l'introduzione dei limiti proposti dagli schemi di decreto sarebbe di difficile applicazione tecnica e determinerebbe un pesantissimo impatto sull'intero sistema elettrico, sia in termini di ristrutturazione che di gestione, riflettendosi in termini economici su tutto il comparto produttivo nazionale.

Fa da contrappunto alle preoccupazioni dei gestori una nota del ministro Mattioli riportata sul "Corriere della Sera" nell'edizione del 21 maggio 2000. Egli asserisce che le onde elettromagnetiche provocano una profonda, significativa e documentata variazione biologica sulle cellule. Su questo purtroppo - continua il Ministro - dubbi non ce ne sono. E' necessario andare oltre la conta dei cadaveri da elettrosmog. Il problema non è solo di cancro, ma dell'alterazione del sistema immunitario.

E' evidente che queste posizioni estreme, diametralmente opposte, non consentono di cogliere quei segnali propositivi necessari e sinergici che pure ci saremmo attesi dal presidente dell'ENEL Testa e dal ministro Mattioli, entrambi con profonda cultura ambientalista. Saremmo curiosi di sapere se le preoccupazioni del presidente Testa siano condivise dal Ministro del tesoro, azionista unico dell'ENEL. Identica curiosità ci induce a chiedere se quanto con tanta enfasi è stato denunciato dal ministro per le politiche comunitarie Mattioli sia condiviso dal ministro della sanità professor Veronesi che, sulla scientificità della relazione causa-effetto, in passato ha manifestato le sue perplessità.

Ci sarebbe da chiedersi perché mai la stessa enfasi non viene posta dal ministro Mattioli, dal ministro Bordon e dai colleghi Verdi nella lotta contro il fumo, che pure li avrebbe dovuti vedere in trincea mentre sono in sospetta retroguardia, avendo questa maggioranza lasciato solo il ministro della sanità professor Veronesi a difendere il suo disegno di legge finalizzato a ridurre l'inquinamento da fumo prodotto dal consumo di sigarette. Queste, sì, che provocano danni gravissimi alla salute, così com'è scientificamente ed inoppugnabilmente dimostrato. Su questa materia c'è un momento necessario di riflessione e, per qualche verso, anche di inquietudine.

In ogni caso, tornando al disegno di legge alla nostra attenzione, vogliamo ricordare che, alle certezze scientifiche del ministro Mattioli in tema di danni alla salute provocati dai danni elettromagnetici, ha replicato sempre sul "Corriere della Sera" il professor Adelfio Cardinale dell'Università di Palermo, presidente della società italiana di radiologia medica. Dice il professor Cardinale: "Queste affermazioni fatte dal ministro Mattioli destano sorpresa e stupiscono aggiuntivamente le certezze del Ministro in un campo nel quale, a tutt'oggi, l'unico dato certo è che non vi sono certezze. Purtroppo" - prosegue - "negli ultimi due decenni il problema dei possibili effetti biologici di radiazioni non ionizzanti è affrontato con due impostazioni opposte ed entrambe lontane dalle evidenze scientifiche, disinteresse ed allarmismo".

Invero, dal punto di vista del rigore scientifico, bisogna continuare a studiare gli effetti delle esposizioni ai campi elettromagnetici, procedendo con metodologie di indagine valide e riproducibili. In ogni caso, signor Presidente, mentre studi e ricerche vanno avanti è necessario, senza allarmismi, che si prosegua con la legge quadro al nostro esame, che dovrà consentire, per un verso, di programmare e sottoporre a controllo preventivo le installazioni, e per altro verso di realizzare, auspichiamo, una sorta di catasto degli impianti per verificarne la tenuta nel tempo ed i rischi pregressi e successivi.

A tale proposito, mi sia consentito riprendere alcuni concetti condivisi e che di seguito riassumo, rappresentando il pensiero di Alleanza Nazionale. La difesa della salute dei cittadini dai danni derivanti dall'inquinamento elettromagnetico è diventato bene imprenscindibile e indisponibile. Certo, individuare con precisione entità e qualità dei rischi dovuti alla prolungata esposizione alle fonti elettromagnetiche è oggi ancora difficile, ma che i rischi vi siano è indubbio. Vale dunque anche in questo campo il principio di precauzione, che è essenziale valore giuridico, culturale e morale. Quando le applicazioni della scienza presentano rischi non prevedibili e non controllabili, la moratoria è un imperativo etico. In questo caso si tratta, in presenza di incognite assai temibili, di imporre vincoli sacrosanti, di rispettare limiti saggi, di applicare regole intelligenti, perché in gioco c'è la salute di tutti.

Orbene, signor Presidente, mi sia consentito sottolineare che ci attendiamo qualcosa in più dal Governo sul versante dei campi elettromagnetici: se con le loro radiazioni essi costituiscono un pericolo per la salute pubblica, è evidente che il loro contenimento deve ritenersi solo un intervento emergenziale. L'obiettivo deve essere altro.

Sarà opportuno che l'Italia si muova decisa in questo inizio di secolo lungo la direttrice della ricerca che, come primo passo, approfondisca l'ipotesi concreta del trasporto energetico mediante fotodotti in alternativa agli attuali elettrodotti. Non ritengo che tale idea sia poi tanto avveniristica, signor Presidente, perché l'energia alternativa a quella elettronica ritengo dovrà essere quella fotonica, che per la sua natura non produce campi elettromagnetici. Sicché poter convertire queste energie consentirebbe come primo passo il trasferimento di energia con fluenza fotonica rispettando l'attuale distribuzione con fluenza elettronica nei centri abitati, nei servizi pubblici e nelle utenze private, in attesa di una auspicata avanzata dell'ingegneria fotonica. Ecco allora la necessità di proseguire la ricerca, già da altri intrapresa, su materiali ottici non lineari, nonché su studi e progetti di dispositivi di conversione energetica da fluenza fotonica a quella elettronica e viceversa, come si è detto innanzi.

Presidenza della vice presidente SALVATO

(Segue MAGGI). Visto che l'inquinamento è materia di cogente attualità e che dall'Aja ci sono giunte drammatiche denunce sullo stato del mondo, mi sia consentita una ulteriore raccomandazione, indirizzata verso la ricerca dell'energia nucleare da fusione termica, quale quella stellare e quella cosmica, in sostituzione di quella attuale petrolifera, chiaramente dannosa per la salute dell'umanità e di ogni specie animale e vegetale, sconvolgente per l'equilibrio del sistema termodinamico del pianeta.

Avviandomi a concludere, devo dire che è in verità imbarazzante dover prendere atto di come il calendario dei lavori del Senato contempli la sola discussione generale del disegno di legge n. 4273, mentre è ancora da definire la data dell'esame dell'articolato e del voto conclusivo. Eppure la 13a Commissione ha licenziato all'inizio dell'estate il provvedimento, sicché è problematica questa prolungata anticamera. Lo stesso Presidente della Commissione, senatore Giovanelli, a metà novembre in un comunicato stampa definiva "una situazione imbarazzante" quella che si è determinata al Senato con la mancata approvazione della legge quadro sull'elettrosmog, aggiungendo che "il fatto che la legge non sia ancora all'ordine del giorno è inquietante. Vorrei escludere" - aggiunge il presidente Giovanelli - "una volontà politica in questa direzione, ma è difficile farlo".

Ritengo a questo punto che si sia legittimati a chiedere al senatore Giovanelli a quale tipo di inquietudine facesse riferimento e contro quale volontà politica puntasse l'indice accusatore. Vorremmo sapere di più perché il senatore Giovanelli, presidente della 13a Commissione del Senato, ha denunciato all'opinione pubblica un'inquietante volontà politica che frena l'iter di questa legge.

Il senatore Giovanelli lancia chiari segnali a 360 gradi, allorché dichiara: "O va all'ordine del giorno entro Natale oppure se ne parla a gennaio. E a quel punto la legge è fortemente a rischio". A dire il vero, prima dell'approvazione della finanziaria presumiamo che questa legge non sarà varata, legge della quale ci è consentita la sola discussione generale, - anzi mi pare che ci si sia ridotti ad un paio di interventi sol perché si incardini il provvedimento - legge che è stata richiesta con rulli di tamburo dal segretario dei Democratici di Sinistra, onorevole Veltroni, al Presidente del Senato, ma che operativamente è appena qualcosa più di niente. Purtuttavia, dovrà servire ad acquietare l'opinione pubblica.

Orbene, se le cose stanno in questa maniera si affaccia la scorciatoia minacciata dal senatore Giovanelli: bisogna che il Governo emani il decreto in cui sono fissati i limiti.

Signora Presidente, solleviamo un dubbio anche noi di Alleanza nazionale in merito all'inquietante volontà politica protesa a frenare l'iter di questa legge: che non sia lo scontro in atto tra il ministro dell'industria, onorevole Letta, e l'amministratore delegato dell'ENEL, dottor Tatò, causa di questi ritardi. Tra queste due ampie autorità si sono aperti più fronti, sui quali si stanno scambiando colpi durissimi. Il primo fronte è riferito ai tempi entro cui devono avvenire le cessioni delle centrali ENEL, il cui valore si aggira attorno ai 12.000 miliardi, ai privati, se questo debba avvenire prima delle elezioni, come vorrebbe il ministro Letta, oppure entro il 2002, secondo il "decreto Bersani", richiamato dal dottor Tatò.

Il secondo fronte è quello relativo alle cessioni delle reti elettriche cittadine alle aziende elettriche municipalizzate, che non ha trovato soluzione entro settembre, secondo il citato "decreto Bersani", per cui tutto slitta a marzo, parrebbe con malcelata soddisfazione del dottor Tatò.

Il terzo fronte si chiama CIP6, ed è il piano di incentivazioni per la creazione di nuove centrali. L'operazione, nelle sue macchinose articolazioni, è fortemente voluta dal ministro Letta, mentre è osteggiata dall'amministratore delegato dell'ENEL, che la ritiene antieconomica.

Se questo è lo scenario, le inquietudini del senatore Giovanelli sono comprensibili. Se siamo fuori strada, è lo stesso senatore Giovanelli che deve sgombrare il campo dai sospetti e dalle nebbie.

Alleanza nazionale chiede che questo disegno di legge trovi la sua corsia preferenziale per una tempestiva e razionale conclusione, stabilito che dovrà tornare all'esame della Camera per una terza lettura, per cui non c'è più tempo da perdere.

Concludendo, signor Presidente, dichiaro che Alleanza nazionale auspica che questo disegno di legge si incanali nell'alveo della trasparenza e della chiarezza politica e che sia l'Aula del Senato il luogo deputato alle esternazioni e ai chiarimenti. Ciò sarà sicuramente salutare per tutti. Sappiamo benissimo che lungo questo percorso si confrontano due distinte e, a volte, contrastanti identità: la scienza che guarda al precipuo obiettivo della difesa della salute pubblica, la scienza che guarda anche agli enormi interessi economici in gioco. Noi riteniamo che la soluzione sarà tanto più vicina quanto più saremo consapevoli della giustezza sociale del problema.

Concludendo, signora Presidente, siccome mi giunge voce che immediatamente dopo la finanziaria è presumibile che venga all'esame dell'Aula il disegno di legge relativo alla riforma elettorale, che a noi risulta essere tuttora bloccato in Commissione, per quanto attiene ad Alleanza Nazionale siamo qui per discutere il disegno di legge in questo periodo senza interruzione. Quindi, se la volontà politica del Governo è di chiudere la parentesi "inquinamento elettromagnetico", lunedì 20 potremmo tranquillamente continuare la discussione del disegno di legge che, per quel che ci riguarda, potrebbe essere licenziato dal Senato prima di Natale.

Chiedo sinceramente scusa per aver abusato del vostro tempo. (Applausi dal Gruppo AN. Congratulazioni.).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, come convenuto in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, rinvio il seguito della discussione dei disegni di legge in titolo ad altra seduta, che verrà stabilita in una prossima Conferenza dei Capigruppo.